Tre modalità con cui le aziende dell’UE possono far crescere la forza lavoro nel settore delle TIC - Unione europea Passa ai contenuti principali
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EURES (EURopean Employment Services)
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  • 5 dicembre 2024
  • Autorità europea del lavoro, Direzione generale per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione
  • 4 min di lettura

Tre modalità con cui le aziende dell’UE possono far crescere la forza lavoro nel settore delle TIC

Il secondo di una serie di tre articoli tratti da una relazione di un’Agenzia dell’UE propone le proprie conclusioni sulle modalità con cui le organizzazioni dell’UE possono promuovere le qualifiche dei lavoratori per posizioni di lavoro nel settore delle TIC.

Three ways for EU companies to grow the ICT workforce

Come suggerito da una recente relazione, la domanda di lavoratori nel settore delle TIC (Tecnologie dell’informazione e della comunicazione) nell’UE supera l’offerta. Le carenze in questo settore sono aumentate, insieme al lavoro da remoto nel corso della pandemia di COVID-19, e le previsioni indicano che la domanda continuerà a crescere, come evidenziato dalla relazione di Eurofound «Carenza di manodopera: misure e insegnamenti utili per le politiche future». Ciò limita la produttività, l’innovazione e la competitività in tutte le economie. In Austria, Germania, Belgio, Danimarca, Italia, Portogallo e oltre, gli studi hanno ripetutamente rilevato una crescente carenza di personale qualificato disponibile ad accettare un lavoro in questo settore, in cui in particolare le donne sono sottorappresentate.

Ecco le tre modalità chiave che le aziende e le organizzazioni dell’UE stanno seguendo per attrarre più persone in questo settore.

Inserire più donne nel mercato del lavoro

  • Austria: le donne vengono formate nelle professioni caratterizzate da carenza di personale, anche in ambito digitale. Il programma austriaco «Donne nell’artigianato e nella tecnologia» (FiT) consente alle donne di essere messe alla prova e poi formarsi per un massimo di quattro anni in lavori qualificati e tecnici, in cui rappresentano meno del 40 % della forza lavoro. Nel 2020 hanno preso parte al programma 7 000 donne disoccupate, per un costo di 22,7 milioni di EUR. Il sostegno annoverava le indennità di disoccupazione, le spese dei corsi e dei servizi di assistenza all’infanzia (variabili a seconda della regione). Un’indagine del 2022 condotta tra il 2015 e il 2020, che ha coinvolto 1 000 partecipanti, ha rilevato che il 58 % aveva trovato un lavoro entro un mese dalla conclusione e che i redditi sono aumentati di una percentuale compresa tra il 26 % e il 36 % rispetto al periodo precedente.
  • Belgio: le donne svantaggiate sono incoraggiate a formarsi nel settore digitale. Sin dalla sua fondazione avvenuta nel 1987, l’ONG belga Interface3 ha formato oltre 6 000 donne nell’informatica e nei settori correlati. Le partecipanti hanno generalmente un’età compresa tra i 20 e i 50 anni, sono prive di qualifiche, o possiedono uno scarso livello di istruzione, e sono spesso migranti. L’NGO ora opera nel novero di una più ampia strategia nazionale denominata «Women in Digital 2021-2026» (Donne nel digitale 2021-2026) che mira a eliminare il divario di genere nel settore. I corsi di formazione gratuiti sono seguiti da tirocini; nel contempo si tengono anche giornate di consulenza professionale nonché di informazione e sensibilizzazione.

Formazione dei disoccupati

  • Francia: formazione dei NEET. Nel 2015, circa due milioni di giovani francesi erano considerati NEET (giovani che non hanno un lavoro, né seguono un percorso scolastico o formativo). Questo li ha esposti a maggior rischio in termini di incertezza lavorativa, problemi di salute mentale e relazioni sociali, e ancor di più durante la pandemia. Nel 2020, GEN aveva formato quasi 28 000 giovani svantaggiati nel campo delle competenze digitali. In quel medesimo anno, oltre il 40 % ha trovato un impiego e il 26 % un’istruzione e una formazione complementare. Circa l’80 % di coloro che sono stati assunti lavorava ancora nelle TIC tre mesi dopo.
  • Portogallo: competenze digitali per lo sviluppo regionale. I bootcamp di codifica (Academia de Código Bootcamps) sono stati avviati a Fundão, nel Portogallo rurale, tra il 2017 e il 2020 al fine di formare i disoccupati come programmatori e attrarre i datori di lavoro del settore informatico nella regione. L’obiettivo è di trattenere i talenti, tra cui i più giovani, in una regione a bassa densità di popolazione. I campi sono stati inizialmente finanziati attraverso investimenti sociali e l’interesse è cresciuto quando una grande azienda francese del settore delle TIC ha aperto un centro a Fundão.

Formazione di rifugiati e migranti

  • Germania: sviluppo delle competenze digitali. Sin dal 2016, la scuola di integrazione digitale ReDI, una scuola di tecnologia senza scopo di lucro, ha formato migranti, richiedenti asilo, rifugiati e altri cittadini vulnerabili. Nel 2022 aveva organizzato corsi di codifica e informatica per oltre 6 300 studenti, aveva un organico di 40 unità equivalenti a tempo pieno e lavorava con una serie di volontari. Le entrate provengono dalla collaborazione con il governo, le imprese e i partner a scopo di lucro. L’organizzazione ha una rete di oltre 100 partner ed è presente in 10 località europee. Tra i suoi ex studenti si annoverano sviluppatori, ingegneri, esperti di dati che lavorano per aziende del settore TIC in Germania e fondatori di start-up.

Per maggiori informazioni, leggi la relazione integrale «Carenza di manodopera: misure e insegnamenti utili per le politiche future».

 

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