Per trovare un lavoro in Italia è possibile seguire diverse strade: ci si può rivolgere al Servizio Pubblico per l’Impiego, utilizzare le Agenzie per il Lavoro private o mettersi in proprio e cercare lavoro su internet. Se si decide per il Servizio Pubblico, bisogna munirsi di SPID (identità digitale) e dichiarare la propria disponibilità ad usufruire dei servizi pubblici disponibili (orientamento, ricerca attiva del lavoro, orientamento specialistico e avviamento al lavoro per categorie di lavoratori con disabilità) nel Centro per l’Impiego più vicino al proprio domicilio. Sul portale del Ministero del Lavoro “cliclavoro.gov.it”, inoltre, sono pubblicate le offerte di lavoro disponibili su tutto il territorio nazionale, nonché notizie e documentazione sul mondo del lavoro e delle professioni. Per candidarsi alle offerte di lavoro occorre inserire il proprio CV.
Presso ogni CPI è attivo il servizio EURES che offre informazioni sulle offerte di lavoro nello Spazio Economico Europeo, orientamento e consulenza sulle condizioni di vita e lavoro nei diversi Paesi Europei.
Se si desidera trovare lavoro autonomamente il modo migliore è instaurare un contatto diretto con le aziende, inviando il cv tramite il sito web aziendale. Questo vale sia per chi desidera trovare lavoro senza avere esperienza sia per chi vorrebbe cambiare occupazione. Le medie e grandi aziende infatti, quando cercano personale, consultano prima di tutto i propri database dove sono raccolti i curricula di coloro che si sono candidati online. I cv inviati dai potenziali candidati vengono conservati dalle società e consultati periodicamente dai responsabili delle risorse umane, che selezionano i profili più adatti alle offerte di lavoro attive sia in Italia che all’estero.
Sono disponibili, diversi strumenti che agevolano la ricerca di aziende cui inviare una candidatura spontanea, quali, a titolo esemplificativo, Pagine Gialle, Guida Monaci, Kompass, i siti web delle Camere di Commercio oltre alle pagine social, prima fra tutte LinkedIn.
Bollettini e riviste specifiche, numerosi giornali (quotidiani, settimanali) sono, inoltre, fonti da cui attingere suggerimenti e dove consultare gli inserti con annunci di lavoro, sia a livello regionale sia nazionale.
Per chi si trova ancora all’estero o viene in Italia per la prima volta alla ricerca di lavoro, i servizi offerti dalla rete EURES sono spesso la prima risorsa disponibile che permette di comprendere meglio i meccanismi della ricerca attiva di un’occupazione in Italia.
Tutti i cittadini dell’Unione Europea possono intraprendere un’attività lavorativa, autonoma o subordinata, senza aver bisogno di ottenere un’autorizzazione al lavoro, con esclusione soltanto delle attività ancora riservate ai cittadini italiani, godendo del principio di parità di trattamento rispetto ai cittadini italiani.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Sito istituzionale del Ministero del Lavoro | https://www.lavoro.gov.it |
Portale del Ministero del Lavoro | https://www.cliclavoro.gov.it |
La candidatura può essere diretta ad un’offerta di lavoro specifica, oppure spontanea, cioè indirizzata ad aziende potenzialmente interessate al proprio profilo.
Nel primo caso, le modalità di candidatura sono in genere indicate nel testo dell’offerta o dell’inserzione stessa; nel caso di candidatura spontanea, spesso, nei siti aziendali - alla sezione «Lavora con noi» sono disponibili modalità di invio on line. In genere, è sempre necessario predisporre un Curriculum Vitae aggiornato in funzione della posizione per la quale ci si candida, corredato di una lettera di accompagnamento e/o motivazionale, che dovranno essere inviati via email o via fax.
La lettera di presentazione o lettera di motivazione deve personalizzare la candidatura, sottolineando i propri punti di forza e gli obiettivi, e spiegando le ragioni per le quali si ritiene di essere i candidati ideali.
Internet offre innumerevoli siti dedicati alla redazione di un CV, ma volendo usufruire di servizi aggiuntivi, tra i quali, l’aggiornamento dei propri dati o l’accesso a una banca dati di offerte di lavoro, si può visitare il sito Europass e, registrandosi, compilare il modello europeo Europass, che potrà essere scaricato in vari formati e aggiornato quando necessario. I CV da presentare alle aziende dovranno contenere l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai sensi del Decreto Legislativo 196/2003. Se non espressamente richiesto, non è necessario allegare alcuna foto, né documento, copia od originale di titoli, referenze o altro.
Presso i Centri per l’Impiego sono disponibili servizi di consulenza alla redazione del Curriculum vitae e della lettera di presentazione. Sul portale www.cliclavoro.gov.it sono fornite alcune informazioni utili.
In alcune realtà locali, un buon sistema può essere quello di presentarsi personalmente in azienda e lasciare il proprio CV al responsabile delle risorse umane o del personale.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Sito Europass | https://europa.eu/europass/it |
Definizione
In Italia la legge prevede diverse definizioni e tipologie di tirocini. Mentre il tirocinio “curricolare” rientra nei programmi ufficiali di istruzione e formazione, il tirocinio “non curricolare” è una misura di politica attiva volta a consentire a una persona di fare un'esperienza pratica in un contesto lavorativo per acquisire abilità professionali, migliorando la sua occupabilità e arricchendo il suo curriculum. Inoltre, per accedere a specifiche professioni la normativa nazionale prevede speciali categorie di tirocini.
Il tirocinante, quindi, non sottoscrive un contratto di lavoro vero e proprio e non può essere considerato un dipendente.
Oltre ai tirocini curricolari, la cui attivazione e le cui norme sono responsabilità degli istituti di istruzione e formazione, i tirocini non curricolari rientrano nelle competenze delle regioni e delle province autonome. Le linee guida nazionali, adottate nel maggio 2017 mediante un accordo Stato-Regione, stabiliscono dei principi comuni, adottati e recepiti a livello regionale, e prevedono tre principali categorie di tirocini:
1. Orientamento e tirocini formativi, rivolti a coloro che hanno acquisito una qualifica/certificato/titolo, entro 12 mesi dall'acquisizione; durata massima: 6 mesi
2. Tirocini per l'inserimento o il reinserimento nel mercato del lavoro, destinati ai disoccupati (anche per chi è in liste di mobilità o chi entra in reti di previdenza sociale comuni) e alle persone inattive; durata massima: 12 mesi
3. Orientamento/formazione, tirocini di inserimento/reinserimento per specifici gruppi destinatari (gruppi svantaggiati come ad esempio disabili o richiedenti asilo; durata massima: da 12 a 24 mesi
4. Alternanza Scuola lavoro: istituito dalla legge detta "la Buona Scuola" prevede percorsi di stage in azienda per tutti gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. Tali periodi di tirocinio, con tutor sia aziendale che scolastico, sono parte integrante del percorso di istruzione. La legge di bilancio 2025 li ha resi obbligatori nella nuova forma dei PCTO - Percorsi per le Competenze Trasversali ai fini dell'ammissione all'esame di maturità.
I tirocini in Italia coinvolgono per lo meno tre attori: gli orientamenti nazionali suindicati definiscono quali organi (pubblici o privati) possono fungere da 1) “promotori di tirocini”: servizi per l'impiego, università, istituti scolastici, agenzie di formazione e centri accreditati a livello regionale, agenzie autorizzate per fare incontrare la domanda e l'offerta, servizi di collocamento e orientamento); 2) altre entità possono fungere da «organizzazioni ospitanti»: organismi pubblici o privati che rispettino le norme previste dalla legge; 3) il tirocinante.
Il tirocinio viene attivato mediante un “accordo di cooperazione” fra il promotore e l'organizzazione ospitante.
Il tirocinante è assicurato contro gli infortuni sul lavoro.
L'attivazione di un tirocinio non curricolare viene tracciata elettronicamente mediante la notificazione obbligatoria (si tratta di una comunicazione, effettuata elettronicamente, indirizzata a tutte le autorità competenti nel campo dei controlli, quali il Ministero del Lavoro, l'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ecc.). Tale comunicazione deve essere effettuata 24 ore prima dell'inizio del tirocinio.
Sia l'organizzazione promotrice che l'organizzazione ospitante devono designare un “tutor” per il tirocinante.
Condizioni di ammissibilità
Generalmente, i tirocini sono aperti a tutti i cittadini SEE. Ad ogni modo, possono esserci particolari condizioni connesse a specifiche regolamentazioni regionali, percorsi di istruzione e formazione e ad uno status specifico legato a determinati requisiti (come, ad esempio, disoccupati o persone svantaggiate).
Le condizioni di ammissibilità variano a seconda del tipo di tirocinio e della regione, ma generalmente includono:
- Età: La fascia di età può variare, ma solitamente è compresa tra i 18 e i 30 anni per i tirocini extra-curriculari.
- Stato di disoccupazione: I tirocinanti devono essere disoccupati o non ancora occupati in un lavoro stabile.
- Indirizzo di studio o laurea: Spesso, per i tirocini curriculari, è richiesto essere iscritti a un percorso di studi universitario o a corsi di formazione.
Attuazione
Le linee guida nazionali adottate nel maggio 2017 mediante un accordo Stato-Regioni sanciscono i principi che i governi regionali devono adottare all'interno della legislazione regionale. Essi fungono da quadro normativo nazionale comune che fissa gli standard di qualità minimi per i tirocini non curricolari.
Tali linee guida sono pienamente coerenti con il quadro di qualità UE per i tirocini in quanto sono stati approvati durante le fasi preliminari del lavoro preliminare che hanno condotto all'adozione del quadro europeo. Esse comprendono il vincolo di una soglia di remunerazione minima, sotto forma di indennità che varia all'interno di ogni Regione e il cui importo minimo fissato è di 300 EUR.
Condizioni di vita e di lavoro
I tirocinanti devono avere un'assicurazione "infortuni e malattia"; nel piano formativo individuale, inoltre, il datore di lavoro deve indicare l'impegno orario settimanale e i diritti e doveri delle parti. Una sospensione del tirocinio può essere concessa per problemi di salute e per congedo di maternità.
La retribuzione ed altre indennità dipendono dalla legislazione regionale, fatti salvi gli standard minimi definiti negli orientamenti nazionali che, come sopra ricordato, corrispondono ad almeno 300 euro mensili.
Principali informazioni
- Modalità di candidatura: I candidati possono accedere a tirocini tramite università, agenzie per il lavoro, portali online, oppure direttamente contattando le aziende.
- Contratti e indennità: Per i tirocini extra-curriculari, è previsto un rimborso spese, che però non è obbligatorio. I tirocini curriculari, invece, sono spesso non retribuiti, ma offrono un valore formativo.
Durata e obiettivi: I candidati devono essere consapevoli che la durata dei tirocini può variare a seconda dell'ambito di formazione e delle normative regionali. Gli obiettivi formativi sono generalmente definiti nell'ambito del piano di tirocinio
Dove trovare offerte di lavoro
Le opportunità e offerte di tirocinio si possono trovare sui siti web regionali. Le opportunità di tirocinio vengono fornite dalle autorità regionali nell'ambito del proprio sistema informativo sul mercato del lavoro.
Finanziamento e assistenza
Sui siti regionali si possono trovare informazioni utili per quanto riguarda il finanziamento sia di attività di formazione sia di tirocini.
I seguenti siti mettono a disposizione informazioni a livello nazionale:
Obblighi
I datori di lavoro che ospitano un tirocinante devono rispettare una serie di obblighi:
- Accoglienza e tutoraggio: Il datore di lavoro è tenuto a designare un tutor che seguirà il tirocinante, monitorando il progresso formativo e fornendo supporto.
- Convenzione e copertura assicurativa: Devono stipulare una convenzione di tirocinio con l’istituzione educativa o formativa, nonché garantire una copertura assicurativa per il tirocinante (contro infortuni sul lavoro e malattie).
- Obblighi informativi: I datori di lavoro sono tenuti a informare i tirocinanti riguardo alle modalità operative e alle misure di sicurezza, in modo che possano integrarsi efficacemente nel contesto lavorativo.
Dove pubblicare offerte di lavoro
Le opportunità e le offerte di tirocinio si possono pubblicare sui siti regionali.
Inoltre, i siti web regionali forniscono informazioni e opportunità - finanziate a livello regionale dal Fondo Sociale Europeo - nell'ambito del proprio sistema informativo sul mercato del lavoro.
Quadro giuridico
Il Decreto legislativo n. 81 del 15 giugno 2015, capo V, artt. 41-47, rivede la disciplina organica dei contratti e revisiona la normativa in materia di apprendistato con la conseguente abrogazione del Decreto legislativo n. 167/2011 - Testo unico dell’apprendistato.
Prevede la possibilità di assumere in apprendistato persone disoccupate ai fini della loro qualificazione o riqualificazione, a prescindere dall’età anagrafica posseduta al momento dell’assunzione.
Il Decreto Ministeriale del 12 ottobre 2015, definisce gli standard formativi dell'apprendistato e i criteri generali per la realizzazione dei percorsi di apprendistato che devono essere recepiti con delibera da tutte le Regioni
A decorrere dal 1° gennaio 2022, ai fini della qualificazione o riqualificazione professionale, è possibile assumere in apprendistato professionalizzante, senza limiti di età, anche i lavoratori beneficiari del trattamento straordinario di integrazione salariale di cui all’art. 22 ter del Decreto Legislativo 14 settembre 2015, n. 148, oltre ai lavoratori beneficiari di indennità di mobilità o di un trattamento di disoccupazione (art. 47, comma 4, D.Lgs. n. 81/2015, come modificato dalla Legge di Bilancio 2022, Legge 30 dicembre 2021, n. 234, art. 1, comma 248).
Infine, oltre agli incentivi all’assunzione di apprendisti previsti per il 2021 dal Decreto Legge 28 ottobre 2020, n. 137 (Decreto Ristori, art. 15 bis, commi 12-13), con riferimento ai contratti di apprendistato di primo livello per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore, stipulati nell’anno 2022, la Legge di Bilancio 2022 (art. 1, comma 645) ha riconosciuto ai datori di lavoro che occupano alle proprie dipendenze fino a 9 lavoratori uno sgravio contributivo del 100% (quanto alla contribuzione dovuta ai sensi dell’articolo 1, comma 773, quinto periodo, della legge 27 dicembre 2006, n. 296) per i primi 3 anni di contratto, fermo restando il livello di aliquota del 10% per i periodi contributivi maturati negli anni di contratto successivi al terzo.
Il Decreto legge 4 maggio 2023, n. 48. Misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro prevede per i datori di lavoro privati che assumono i beneficiari dell’Assegno per l’inclusione con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, pieno o parziale, o anche mediante contratto di apprendistato, il diritto, per un periodo massimo di 12 mesi, all’esonero dal versamento del 100% dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro e dei lavoratori, con esclusione dei premi e contributi dovuti all’INAIL, nel limite massimo di importo pari a 8.000 euro su base annua, riparametrato e applicato su base mensile. Resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche.
Descrizione dei programmi
L'apprendistato è un contratto di lavoro a tempo indeterminato, finalizzato a favorire la formazione e l'occupazione dei giovani. La sua caratteristica principale è il contenuto formativo: il datore di lavoro, oltre a pagare la retribuzione dell'apprendista per il lavoro svolto, è obbligato a garantire all’apprendista la formazione necessaria per acquisire competenze professionali adeguate al ruolo e alle mansioni per cui è stato assunto. L’apprendista ha, a sua volta, l’obbligo di seguire il percorso formativo.
Vi sono tre tipologie di rapporto di lavoro in apprendistato:
- Apprendistato di primo livello: per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore;
- Apprendistato di secondo livello: apprendistato professionalizzante, contratto di lavoro a tempo indeterminato finalizzato al conseguimento della qualificazione professionale ai fini contrattuali;
- Apprendistato di terzo livello: di alta formazione e ricerca,contratto di lavoro a tempo indeterminato finalizzato a conseguire un titolo d’istruzione superiore/universitaria (diplomi ITS, titoli universitari o dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica), nonché finalizzato ad attività di ricerca o per l’effettuazione del praticantato ai fini dell’abilitazione professionale.
Gli apprendistati di primo e terzo livello sono finalizzati a conseguire un titolo di studio tramite un percorso di formazione “duale” che si snoda tra l’attività formativa svolta presso l’istituzione formativa (cd. formazione esterna) e quella svolta presso l’impresa (cd. formazione interna); nel contratto di secondo livello si prevede il conseguimento di una qualificazione professionale tramite una formazione svolta in impresa, sganciata dal conseguimento di qualifiche e titoli di studio. La peculiarità, dunque, dell’apprendistato duale (cd. I e III livello) è data dalla finalità formativa, nonché dal riconoscimento di un ruolo educativo all’impresa che si impegna a trasmettere all’apprendista competenze pratiche e conoscenze tecnico-professionali complementari a quelle già acquisite in ambito formativo, operando in stretto raccordo con l’istituzione formativa di riferimento.
Il contratto di apprendistato stagionale è una forma particolare di contratto di apprendistato professionalizzante utilizzata per assumere in determinati periodi dell’anno e in settori con attività a carattere stagionale (ad esempio turismo e agricoltura). E’, comunque, prevista una formazione ridotta e il contratto è rinnovabile per più stagioni. I contratti collettivi di settore normano l’utilizzo di questa forma di apprendistato.
L’apprendista svolge quindi una parte di formazione a scuola/centro di formazione/università a seconda della tipologia di apprendistato e una parte in azienda ed avrà due figure di riferimento un tutor formativo (all’interno della scuola) e un tutor aziendale (indicato dall’azienda)
In azienda sarà possibile acquisire competenze pratiche e conoscenze tecnico- professionali lavorando a fianco di personale esperto per acquisire competenze specifiche del lavoro in questione che andranno ad aggiungersi alle competenze teoriche acquisite presso centro di formazione, scuola o università a seconda della tipologia di apprendistato e per il resto del tempo lavorerà come un normale lavoratore.
Gli apprendisti possono avere una retribuzione inferiore rispetto agli altri lavoratori adibiti alle stesse mansioni. L’apprendista, infatti, può essere inquadrato fino a due livelli inferiori rispetto alla categoria spettante, in applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro, ai lavoratori addetti a mansioni o funzioni che richiedono qualificazioni corrispondenti a quelle al conseguimento delle quali è finalizzato il contratto. In alternativa, è possibile stabilire la retribuzione dell'apprendista in misura percentuale e in modo graduale all'anzianità di servizio. La retribuzione non può essere a cottimo o a incentivo. Oltre al particolare sistema retributivo, è previsto un trattamento contributivo agevolato.
L’apprendista deve sottoscrivere un contratto scritto che deve contenere anche il piano individuale di formazione.
Il completamento degli apprendistati può richiedere fino a tre anni (cinque anni nell'artigianato), a seconda del tipo di apprendistato, del settore industriale e delle normative regionali.
Lo stipendio è fissato sulla base dei contratti collettivi di lavoro.
La durata minima del contratto di Apprendistato è di 6 mesi; la durata massima del periodo formativo del contratto è pari alla durata del percorso di studio.
Le caratteristiche principali del sistema di apprendistato sono definite dal diritto nazionale. Le Regioni hanno la responsabilità di regolamentare gli apprendistati soprattutto per quanto riguarda gli aspetti formativi. Le parti sociali, attraverso la contrattazione collettiva, devono stabilire le regole generali per il ricorso ai contratti di apprendistato.
Tipologie di apprendistato
Apprendistato di Primo livello - Apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore: per giovani dai 15 ai 25 anni compiuti senza qualifica o diploma professionale o senza limiti di età in alcuni casi (vedi dopo)
È un contratto di lavoro che permette di conseguire una qualifica professionale o un diploma professionale alternando lavoro e studio. La durata, che è determinata in considerazione della qualifica o del diploma da conseguire, non può essere superiore a tre anni o quattro nel caso di diploma quadriennale regionale.
Permette anche l'adempimento della scuola dell'obbligo
La retribuzione varia dai 2000 euro all'anno per i minorenni ai 3000 per i maggiorenni.
Apprendistato di Secondo livello - apprendistato professionalizzante
È finalizzato ad imparare un mestiere o a conseguire una qualificazione professionale ai fini contrattuali.
Per giovani tra i 18 e i 29 anni compiuti, nel caso di possesso di qualifica professionale l’età minima scende a 17 anni (decreto legislativo n. 226 del 2005)
E’ un contratto di lavoro per il conseguimento di una qualifica professionale, in tutti i settori di attività, privati o pubblici, ai fini contrattuali attraverso una formazione trasversale e professionalizzante. Normalmente la durata del contratto non può essere superiore a tre anni o cinque per l’artigianato.
La retribuzione percepita si aggira attorno al 60% di quella corrispondente al proprio livello di assunzione. Si arriverà a percepire lo stipendio al 100% con il passare degli anni, successivamente all'assunzione.
La formazione sulle competenze di base e trasversali è definita dalla Regione e l’ammontate totale delle ore è stabilito in base al livello d’istruzione di partenza, come segue:
- 40 ore per gli apprendisti in possesso di laurea o titolo equivalente;
- 80 ore per gli apprendisti in possesso di diploma di scuola secondaria di II grado o di qualifica o diploma di istruzione e formazione professionale;
- 120 ore per apprendisti privi di titolo.
A decorrere dal 1° gennaio 2022, ai fini della qualificazione o riqualificazione professionale, è possibile assumere in apprendistato professionalizzante, senza limiti di età, anche i lavoratori beneficiari del trattamento straordinario di integrazione salariale di cui all’art. 22 ter del Decreto Legislativo 14 settembre 2015, n. 148, oltre ai lavoratori beneficiari di indennità di mobilità o di un trattamento di disoccupazione (art. 47, comma 4, D.Lgs. n. 81/2015, come modificato dalla Legge di Bilancio 2022, Legge 30 dicembre 2021, n. 234, art. 1, comma 248).
Apprendistato di Terzo livello - apprendistato di formazione superiore, alta formazione e ricerca, finalizzato al conseguimento di titoli di studio universitari e dell'alta formazione
Per giovani tra i 18 e i 29 anni compiuti
È un contratto di lavoro che consente di conseguire diversi livelli di titoli di studio:
- Diploma di Istruzione Tecnica Superiore (ITS),
- Lauree Triennali e Magistrali,
- Master universitari di I e II livello,
- Dottorati,
- Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica,
- Attività di Ricerca,
- Accesso alle professioni regolate da specifici ordinamenti (praticantato)
Consente anche di realizzare un progetto di ricerca su un argomento di interesse del datore di lavoro.
Al termine del contratto, una o entrambe le parti possono decidere di interrompere il percorso lavorativo, secondo le modalità previste dai CCNL. Se nessuno decide di recedere dal contratto, la collaborazione continua a tempo indeterminato.
Durata massima contrattuale a seconda del percorso di studi intrapreso
Diploma di Tecnico Superiore 36 mesi
Laurea Triennale 36 mesi
Laurea Magistrale 24 mesi
Laurea Magistrale a ciclo unico 48 mesi
Master Universitari di I livello 12 mesi
Master Universitari di II livello 24 mesi
Dottorato di Ricerca 48 mesi
Attività di ricerca 36 mesi (+ 12 mesi di proroga, in caso di particolari esigenze legate al progetto)
Praticantato la durata è in rapporto al conseguimento dell'attestato di compiuta pratica per l'ammissione all'esame di stato
La programmazione didattica deve essere condivisa tra il datore di lavoro e l'istituzione formativa e deve essere tale da consentire all'apprendista di raggiungere i risultati di apprendimento relativi al titolo di studio da conseguire.
La formazione esterna
Per quanto riguarda la formazione esterna l'apprendista deve frequentare, presso la struttura formativa, una parte del monte ore del percorso a cui è iscritto fino ad una percentuale massima definita a livello normativo, secondo i parametri riportati nella seguente tabella:
Percorsi ITS max 60% della formazione ordinamentale (pari a 1080 ore/1620 ore)
Lauree, Master, Dottorati, AFAM max 60% del numero di ore impegnate nelle lezioni frontali previste nell'ambito dei crediti formativi di ciascun insegnamento universitario
Praticantato la formazione esterna non è obbligatoria
Apprendistato per l'attività di ricerca la formazione esterna non è obbligatoria
Per le ore di formazione svolte dall'apprendista presso l'istituzione formativa il datore di lavoro è esonerato da ogni obbligo retributivo; ciò significa che le ore dedicate alla formazione esterna non sono conteggiate nel calcolo della busta paga.
La formazione interna
Per quanto riguarda la formazione interna, cioè realizzata sul luogo di lavoro, l'apprendista deve frequentare un monte ore pari alla differenza tra le ore previste dal percorso formativo ordinamentale e le ore di formazione esterna.
Nel caso di Apprendistato per l'accesso alle professioni ordinistiche (praticantato) e nel caso di Apprendistato per l'attività di ricerca la formazione interna non può essere inferiore al 20% del monte orario annuale contrattualmente previsto.
Per le ore di formazione svolte direttamente in azienda e quindi a carico del datore di lavoro, è riconosciuta all'apprendista una retribuzione pari al 10% della retribuzione oraria minima.
Al fine di garantire un adeguato livello qualitativo al percorso, l'azienda, per poter stipulare un contratto di apprendistato di terzo livello, deve risultare in possesso di determinati requisiti che dimostrino la sua capacità formativa. Tali requisiti sono:
- di tipo strutturale: devono essere disponibili spazi per consentire lo svolgimento della formazione interna e, in caso di studenti con disabilità, il superamento o abbattimento delle barriere architettoniche;
- di tipo tecnico: devono essere disponibili adeguati strumenti didattici per lo svolgimento della formazione interna;
- di tipo formativo: devono essere disponibili uno o più tutor aziendali che affianchino lo studente durante tutto il periodo dell'apprendistato.
I tutor
Nei percorsi di apprendistato di terzo livello è fondamentale la funzione svolta dal tutor formativo, individuato dall'istituzione formativa, e dal tutor aziendale individuato dall'impresa, che, insieme, accompagnano lo studente nel suo percorso di apprendimento, verificandone la corretta attuazione e collaborando per garantire il necessario raccordo didattico e organizzativo.
In particolare:
- il tutor formativo assiste l'apprendista nel rapporto con l'istituzione formativa, controlla l'andamento del percorso e interviene nella valutazione iniziale, intermedia e finale del periodo di apprendistato,
- il tutor aziendale favorisce l'inserimento dell'apprendista nel contesto lavorativo, lo affianca e lo assiste nel percorso di formazione interna, gli trasmette le competenze necessarie per lo svolgimento delle attività lavorative e fornisce all'istituzione formativa gli elementi utili per valutare le attività svolte in azienda e l'efficacia del suo processo formativo.
Valutazione e certificazione delle competenze
L'istituzione formativa, anche avvalendosi del datore di lavoro per quanto riguarda la formazione interna, effettua la valutazione degli apprendimenti raggiunti dallo studente anche ai fini dell'ammissione agli esami e al rilascio del titolo di studio.
Le modalità di valutazione degli apprendimenti e di certificazione delle competenze avvengono nel rispetto di quanto previsto dagli ordinamenti relativi ai diversi percorsi di studio (ITS, Università, AFAM, etc.).
In caso di interruzione del percorso formativo o di risoluzione anticipata del contratto agli apprendisti è assicurato il rientro nel percorso formativo ordinario, anche con il supporto del tutor formativo.
In caso di interruzione del percorso formativo, a partire da un periodo minimo di lavoro pari a 3 mesi, l'apprendista ha diritto alla validazione delle competenze acquisite rilasciata dall'istituzione formativa.
Per aver diritto alla valutazione e certificazione finale l'apprendista, al termine del percorso, deve aver frequentato almeno i tre quarti sia della formazione interna sia della formazione esterna programmate. Laddove previsto nell'ambito dei rispettivi ordinamenti, tale frequenza costituisce requisito minimo anche al termine di ciascuna annualità, ai fini dell'ammissione all'annualità successiva.
RECAP: Come attivare un contratto di apprendistato in 10 mosse?
L’azienda individua una mansione da far svolgere ad un giovane con un percorso di apprendistato (I, II, III Livello)
L’azienda identifica, in accordo con un’istituzione formativa (scuola, CFP, università, ITS) un percorso formativo per il conseguimento di un titolo di studio/qualifica professionale e seleziona un giovane apprendista (I, III Livello)
Se il giovane invece sta già frequentando un percorso di studio si procede ad un adattamento della formazione “in apprendistato” tenendo conto di quella già effettuata prima del contratto. (I, III Livello)
L’istituzione formativa e l’azienda si consultano per scegliere le modalità ottimali di svolgimento del contratto in modo coerente all’organizzazione dell’azienda e per il conseguimento del titolo da parte del giovane (I, III Livello)
L’azienda e l’istituzione formativa firmano “il protocollo” e redigono insieme al giovane il “Piano Formativo Individuale” – PFI (I, III Livello)
All’interno del PFI vengono definiti gli elementi fondamentali del percorso di Apprendistato (I, II, III Livello): a. Nomina del tutor aziendale e formativo b. Definizione dei contenuti della formazione c. Definizione del monte ore della formazione interna all’azienda ed esterna presso l’istituzione formativa
L’azienda procede all’assunzione, con un contratto di durata funzionale al percorso di studio di riferimento, e all’invio della Comunicazione Obbligatoria tramite lo specifico sistema informativo
L’apprendista comincia a svolgere la propria attività lavorativa. Svolge la Formazione secondo quando previsto dal PFI: la componente “interna” all’azienda può essere svolta direttamente “on-the-job” (I, II, III Livello)
A conclusione del contratto l’azienda compila, insieme all’istituzione formativa, il “Dossier Individuale” contenente i documenti generali dell’apprendista, documentazione relativa alla valutazione intermedia e finale degli apprendimenti e le attestazioni conseguite (I, III Livello)
L’apprendista, raggiunto il monte ore necessario o il numero di CFU utili, partecipa alla prima sessione d’esame utile per l’acquisizione del titolo di studio (I, III Livello)
Condizioni di ammissibilità
Trattandosi di contratti di lavoro, il contratto di apprendistato è aperto a tutti i cittadini del SEE. Tuttavia, i programmi relativi ai livelli di istruzione secondaria e superiore possono avere regole di accesso specifiche.
Dei criteri di ammissibilità al finanziamento per la formazione sono stati definiti e resi disponibili per i giovani cittadini nazionali nell'ambito dei percorsi di istruzione e formazione nonché per le persone disoccupate, il cui stato deve essere formalmente registrato presso un servizio pubblico per l'impiego, in conformità con la legislazione nazionale.
Condizioni di vita e lavoro
Dal momento che gli apprendisti sono lavoratori dipendenti, hanno diritto a prestazioni assicurative per gli infortuni e incidenti sul lavoro, le malattie professionali e la salute sul luogo di lavoro, la disabilità e la maternità. Dal 2013, godono anche di un'assicurazione di previdenza sociale.
Gli apprendisti hanno diritto a ferie pagate in conformità con il contratto di lavoro, oltre a godere dei giorni festivi.
Gli stipendi degli apprendisti dipendono dal settore in cui vengono assunti, poiché variano in base al contratto collettivo di lavoro e all'anno di assunzione. Per quanto riguarda gli apprendistati legati al sistema di istruzione e di formazione (1° e 3° programma), la remunerazione degli apprendisti è proporzionalmente collegata al tempo effettivamente passato sul posto di lavoro. Di conseguenza, le attività di formazione esterne non sono retribuite e le ore di formazione interna sono remunerate considerando una percentuale minima fissa (secondo il nuovo decreto legislativo 81/2015, pari al 10 % per il primo e il secondo tipo di apprendistato).
Dove trovare offerte di lavoro
Non ci sono siti specifici per la ricerca di opportunità di apprendistato in Italia. Fare riferimento ai link presenti nelle altre sezioni.
Finanziamento e assistenza
Informazioni utili si possono trovare all'interno dei siti regionali, come quelle riguardanti il finanziamento delle attività di formazione.
Inoltre, i programmi nazionali prevedono finanziamenti per promuovere l'apprendistato come misura attiva nell'ambito delle politiche del lavoro per i giovani:
Dove pubblicare offerte di lavoro
Inoltre, informazioni e opportunità possono essere trovate sul sito web regionale, che fornisce informazioni sulle opportunità connesse al mercato del lavoro, eventualmente finanziate dal FSE.
Finanziamento e assistenza
A livello nazionale sono previsti incentivi a sostegno delle attività di formazione dedicate a Regioni e Province autonome. Inoltre, regimi di finanziamento specifici sono previsti nell'ambito delle iniziative volte a migliorare l'occupabilità dei giovani.
L'azienda che assume un apprendista gode di una serie di agevolazioni fiscali. In primo luogo, i costi per la formazione della risorsa sono ridotti. Infatti, l'apprendista può percepire uno stipendio di due livelli minore rispetto a quello che avrebbe percepito, come lavoratore effettivo, per la stessa mansione. Peraltro, per l'assunzione con contratto professionalizzante, è previsto uno sgravio fiscale del 50%.
I principali benefici per le aziende che assumono con il contratto di apprendistato sono (D.Lgs. n. 81/2015, articoli 42 e 47):
- a livello retributivo, la possibilità di inquadrare il lavoratore fino a 2 livelli inferiori rispetto a quello spettante in applicazione del contratto collettivo nazionale di riferimento o, in alternativa, di stabilire la retribuzione dell’apprendista in misura percentuale e proporzionata all’anzianità di servizio;
- a livello contributivo, la possibilità di beneficiare di un trattamento agevolato fino all’anno successivo alla prosecuzione dell’apprendistato come rapporto di lavoro subordinato ordinario;
- l’apprendista non rileva ai fini del raggiungimento dei limiti numerici presi in considerazione da leggi e contratti collettivi per l’applicazione di specifiche normative o istituti.
Inoltre, per i contratti di apprendistato di primo livello per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore, stipulati nell’anno 2022, è riconosciuto ai datori di lavoro che occupano alle proprie dipendenze fino a 9 addetti uno sgravio contributivo del 100% con riferimento alla contribuzione per i periodi maturati nei primi 3 anni di contratto (art. 1, comma 645, Legge di Bilancio 2022).
La libera circolazione delle merci è una delle pietre miliari del mercato unico europeo
L’eliminazione degli ostacoli nazionali alla libera circolazione delle merci all’interno dell’UE è uno dei principi sanciti dai trattati dell’UE. Da un approccio tradizionalmente protezionistico, i paesi dell’UE hanno poi continuamente revocato le restrizioni per formare un mercato «comune» o unico. Questo impegno inteso a realizzare uno spazio commerciale europeo senza frontiere ha portato alla creazione di maggiore ricchezza e nuovi posti di lavoro, oltre a consolidare l’UE quale attore commerciale globale a livello mondiale insieme agli Stati Uniti e al Giappone.
Nonostante l’impegno dell’Europa ad abbattere tutte le barriere commerciali interne, non tutti i settori dell’economia sono stati armonizzati. L’UE ha deciso di regolamentare a livello europeo i settori che potrebbero comportare un rischio più elevato per i cittadini europei, come i prodotti farmaceutici o i prodotti da costruzione. La maggior parte dei prodotti (considerati «a basso rischio») sono soggetti all’applicazione del cosiddetto principio del reciproco riconoscimento secondo il quale, in sostanza, ogni prodotto legalmente fabbricato o commercializzato in uno degli Stati membri può circolare liberamente ed essere immesso nel mercato interno dell’UE.
Limiti alla libera circolazione delle merci
Il trattato dell’UE conferisce agli Stati membri il diritto di fissare limiti alla libera circolazione delle merci quando esiste un interesse comune specifico, come la protezione dell’ambiente, la salute dei cittadini o l’ordine pubblico, per citarne alcuni. Ciò significa, ad esempio, che se considerano l’importazione di un prodotto un rischio potenziale per la salute pubblica, la moralità pubblica o l’ordine pubblico, le autorità nazionali di uno Stato membro possono impedirne o limitarne l’accesso al proprio mercato. Esempi di tali prodotti sono gli alimenti geneticamente modificati o talune bevande energetiche.
Sebbene in genere non vi siano limitazioni per l’acquisto di beni in un altro Stato membro, purché siano destinati all’uso personale, esiste una serie di restrizioni europee per categorie specifiche di prodotti, come l’alcol e il tabacco.
Libera circolazione dei capitali
Un’altra condizione essenziale per il funzionamento del mercato interno è la libera circolazione dei capitali. Si tratta di una delle quattro libertà fondamentali garantite dalla legislazione dell’UE e costituisce la base dell’integrazione dei mercati finanziari europei. I cittadini europei possono ora gestire e investire il loro denaro in qualsiasi Stato membro dell’UE.
La liberalizzazione dei mercati dei capitali ha segnato un punto cruciale nel processo di integrazione economica e monetaria nell’UE. È stato il primo passo verso la creazione dell’Unione economica e monetaria europea e della moneta comune: l’euro.
Vantaggi
Il principio della libera circolazione dei capitali non solo aumenta l’efficienza dei mercati finanziari all’interno dell’Unione, ma comporta anche una serie di vantaggi per i cittadini dell’UE. Le persone fisiche possono effettuare un gran numero di operazioni finanziarie all’interno dell’UE senza restrizioni di rilievo. Ad esempio, con alcune restrizioni, le persone possono
- aprire facilmente un conto corrente bancario;
- acquistare azioni;
- investire o
- acquistare beni immobili
in un altro Stato membro. Le imprese dell’UE possono investire in altre imprese europee, esserne titolari e gestirle.
Eccezioni
Alcune eccezioni a tale principio si applicano sia all’interno degli Stati membri sia con i paesi terzi e riguardano principalmente la fiscalità, la vigilanza prudenziale, le considerazioni di politica pubblica, il riciclaggio di denaro e le sanzioni finanziarie concordate nell’ambito della politica estera e di sicurezza comune dell’UE.
La Commissione europea continua a lavorare al completamento del libero mercato dei servizi finanziari, attuando nuove strategie di integrazione finanziaria al fine di rendere ancora più facile per i cittadini e le imprese gestire il proprio denaro all’interno dell’UE.
Il mercato immobiliare italiano presenta forti differenze regionali in termini di prezzi e disponibilità. I costi degli affitti sono generalmente più elevati nei centri storici delle grandi città e nelle zone turistiche, con una crescita moderata nel primo trimestre del 2025. Il prezzo medio per un bilocale è di 850€, mentre nelle aree periferiche o meno richieste si possono trovare soluzioni più economiche.
Le principali fonti per la ricerca di un alloggio includono:
Internet: Siti specializzati come Immobiliare.it offrono ampie possibilità di scelta.
Agenzie immobiliari: Utile per chi cerca assistenza professionale nella selezione e gestione del contratto.
Annunci locali: Pubblicati su giornali di settore o affissi nelle bacheche di università e luoghi pubblici.
Social network e gruppi dedicati: Spazi in cui vengono condivise offerte dirette da privati.
Gli affitti possono essere molto elevati, soprattutto nel mercato libero. Per chi cerca un'opzione più conveniente, il canone concordato offre contratti calmierati con agevolazioni fiscali per inquilini e proprietari. Una pratica diffusa tra i giovani è il coaffitto, che consente di condividere le spese di locazione e utenze domestiche. I contratti di affitto di lungo periodo vengono rinnovati ogni quattro anni e devono essere registrati all’Agenzia delle Entrate tramite il modello RLI, aggiornato nel 2024.
Per l'acquisto di un immobile, è fondamentale consultare un notaio per verificare le condizioni e stipulare il contratto. Inoltre, dopo la firma del contratto di locazione o acquisto, è necessario contattare le società fornitrici di servizi come elettricità, gas e acqua. Infine, la comunicazione del domicilio o residenza va effettuata rapidamente presso l’ufficio anagrafico competente.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Agenzia delle Entrate | www.agenziaentrate.gov.it |
Immobiliare Italia | www.immobiliare.it |
Per scegliere una scuola in Italia, esistono diversi strumenti online che permettono di individuare istituti scolastici di ogni ordine e grado.
Scuola in Chiaro è il portale ufficiale del Ministero dell’Istruzione e del Merito, utile per trovare informazioni su scuole dell’infanzia, primarie, secondarie di I e II grado, centri di formazione professionale e per adulti. Attraverso la ricerca per posizione geografica o criteri specifici, è possibile confrontare le scuole e visualizzare dettagli su offerta formativa, servizi e risultati scolastici.
UniversItaly è il portale dedicato alla ricerca di università, accademie e conservatori. Offre informazioni sui corsi di laurea, requisiti di accesso e percorsi di studio, facilitando la scelta per gli studenti.
Asili nido: La gestione degli asili nido per bambini da 0 a 36 mesi è affidata ai comuni e a strutture private. Per trovare un asilo nido, è possibile consultare i siti web delle amministrazioni comunali o piattaforme come PagineBianche e PagineGialle, che forniscono elenchi aggiornati delle strutture disponibili.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca | www.istruzione.it |
Scuola in chiaro | https://www.mim.gov.it/-/scuola-in-chiaro |
Universitaly | https://www.universitaly.it |
Comuni italiani | http://www.comuni-italiani.it/alfa |
Paginebianche | www.paginebianche.it |
Paginegialle | www.paginegialle.it |
L’applicazione del principio della libera circolazione delle persone, che costituisce una delle pietre miliari della fondazione dell’Europa, ha comportato l’introduzione di una serie di norme pratiche per assicurare che i cittadini possano viaggiare liberamente e facilmente in qualsiasi Stato membro dell’UE. Viaggiare in tutta l’UE con la propria automobile è diventato molto meno problematico. La Commissione europea ha stabilito una serie di regolamenti comuni che disciplinano il riconoscimento reciproco delle patenti di guida, la validità dell’assicurazione auto e la possibilità di immatricolare l’automobile in un paese ospitante.
La patente di guida nell’UE
L’UE ha introdotto un modello armonizzato di patente di guida e ulteriori requisiti minimi per ottenerla. L’obiettivo è di garantire una guida sicura sulle strade europee, indipendentemente dal paese in cui la patente è stata rilasciata.
Dal 19 gennaio 2013 tutte le patenti di guida rilasciate dai paesi dell’UE hanno lo stesso aspetto e stile. Le patenti sono stampate su una tesserina di plastica avente le dimensioni e la forma di una carta di credito.
Sono stati introdotti periodi armonizzati di validità amministrativa per la patente di guida compresi tra i 10 e i 15 anni per i motocicli e le autovetture. Le autorità potranno in tal modo aggiornare periodicamente la patente dotandola di nuove misure di sicurezza per impedirne la contraffazione o manomissione e l’uso illecito da parte di conducenti non autorizzati nel proprio paese e nei vari paesi dell’UE.
La nuova patente di guida europea protegge anche gli utenti vulnerabili della strada introducendo un accesso graduale per le motociclette e gli altri veicoli a motore a due ruote. Per «accesso graduale» s’intende che prima di poter passare a veicoli più potenti occorre aver maturato un’esperienza con motocicli di cilindrata inferiore. I ciclomotori costituiscono una categoria a parte denominata «AM».
La patente va richiesta nel paese in cui si vive abitualmente o regolarmente. In generale, si tratta del paese in cui si abita per almeno 185 giorni all’anno per motivi personali o professionali.
Per chi ha legami personali/professionali in due o più paesi dell’UE, il luogo di residenza abituale sarà quello in cui si hanno legami personali, a condizione che vi si faccia ritorno regolarmente. Non occorre soddisfare quest’ultima condizione se si vive in un paese dell’UE per svolgere un lavoro per un periodo di tempo determinato.
Per chi si trasferisce in un altro paese dell’UE per studiare all’università, il luogo di residenza abituale non cambia. Tuttavia è possibile richiedere la patente nel paese ospitante dimostrando un soggiorno per motivi di studio durante almeno sei mesi.
Immatricolazione dell’automobile nel paese ospitante
Per chi si trasferisce in via permanente in un altro paese dell’UE portando con sé la propria automobile, è necessario immatricolarla e pagare le tasse automobilistiche nel nuovo paese.
Non esistono norme comuni dell’UE in materia di immatricolazione dei veicoli e relative tasse. Alcuni paesi prevedono norme di esenzione fiscale per l’immatricolazione dei veicoli quando i proprietari si trasferiscono in modo permanente da un paese all’altro.
Per beneficiare di un’esenzione in tal senso, occorre verificare le scadenze e le condizioni applicabili nel paese di destinazione.
Rivolgersi alle autorità nazionali per verificare le norme e le scadenze esatte: https://europa.eu/youreurope/citizens/vehicles/registration/registration-abroad/index_it.htm.
Assicurazione auto
I cittadini dell’UE possono assicurare la propria automobile in qualsiasi paese dell’Unione, purché la compagnia di assicurazione scelta sia autorizzata dall’autorità nazionale ospitante a rilasciare le polizze assicurative pertinenti. Una compagnia con sede in un altro Stato membro ha il diritto di vendere una polizza di responsabilità civile obbligatoria solo se sono soddisfatte determinate condizioni. L’assicurazione sarà valida in tutta l’Unione, indipendentemente dal luogo in cui si è verificato l’incidente.
Fiscalità
L’imposta sul valore aggiunto (IVA) sui veicoli a motore è in genere versata nel paese in cui è stato acquistato il veicolo, anche se, a determinate condizioni, l’IVA viene pagata nel paese di destinazione.
Maggiori informazioni sulle norme che si applicano quando un veicolo è acquistato in uno Stato membro dell’UE e destinato a essere immatricolato in un altro sono disponibili al seguente indirizzo: https://europa.eu/youreurope/citizens/vehicles/registration/taxes-abroad/index_it.htm.
Cittadini dell’Unione Europea
I cittadini UE possono soggiornare in Italia fino a 3 mesi senza particolari obblighi, ma per periodi superiori a 90 giorni è obbligatoria l’iscrizione anagrafica presso il Comune di residenza.
Documenti richiesti per l’iscrizione anagrafica:
- Documento di identità valido
- Prova di disponibilità economica
- Copia del contratto di affitto o titolo di proprietà dell’abitazione
- Copertura sanitaria (tessera sanitaria o assicurazione privata)
Una volta iscritti all’anagrafe, i cittadini UE ottengono il certificato di residenza.
Cittadini Extra UE
I cittadini di Paesi terzi devono richiedere un permesso di soggiorno entro 8 giorni lavorativi dall’ingresso in Italia, presentando la richiesta presso gli uffici postali abilitati (Sportello Amico) o direttamente alla Questura, a seconda del motivo del soggiorno.
Tipi comuni di permesso di soggiorno:
- Studio
- Lavoro subordinato o autonomo
- Ricongiungimento familiare
- Motivi umanitari o protezione internazionale
Documenti generalmente richiesti:
- Passaporto valido
- Visto d’ingresso (se richiesto)
- Documentazione specifica relativa al motivo del soggiorno
- Marca da bollo e pagamento dei contributi previsti
Il permesso è rilasciato dalla Questura competente per territorio.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Polizia di Stato | https://www.poliziadistato.it |
Anagrafe Nazionale | www.anpr.interno.it |
Ministero dell’Interno | http://www.interno.gov.it/it |
Prima della partenza per l’Italia assicurarsi di:
- avere con sé un documento di identità o passaporto in corso di validità, rilasciato dalle Amministrazioni del paese di provenienza e la Tessera Europea di Assicurazione Malattia;
- contattare l’istituto di sicurezza sociale / Servizi per l’Impiego competenti per espletare le formalità necessarie per eventuali diritti e prestazioni/indennità esportabili;
- aver contattato le autorità fiscali competenti;
- informare della partenza l’amministrazione comunale o la questura.
All’arrivo, il cittadino dell'Unione, in ragione della durata del soggiorno, può dichiarare la propria presenza nel territorio nazionale presso un ufficio di Polizia di Stato con una dichiarazione di presenza.
Coloro che intendono soggiornare per più di tre mesi in Italia per lavoro (subordinato o autonomo), studio e residenza elettiva, devono chiedere l'iscrizione all'anagrafe nel Comune in cui si è eletto il domicilio.
Se si intende svolgere attività lavorative o si vuole accedere a benefici sociali, bisogna registrarsi e richiedere il codice fiscale presso l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate più vicino alla propria residenza, oltre a registrarsi presso gli uffici sanitari locali per la scelta del medico di base e per l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale.
I documenti necessari per procedere all’apertura di un conto corrente bancario in Italia sono il Codice Fiscale e il documento di identità. Una volta presentati i documenti, si procede alla stipula contrattuale e al deposito della firma, l’apertura del conto avverrà solo in seguito alla sottoscrizione di tutta la documentazione contrattuale.
L’allaccio telefonico e/o internet possono essere richiesti ai gestori telefonici disponibili.
Per avere un numero di cellulare è sufficiente recarsi presso un rivenditore di telefonia mobile o in qualsiasi centro specializzato in servizi di telefonia (anche online) e presentare il documento d’identità e il codice fiscale.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Agenzia delle Entrate | http://www.agenziaentrate.gov.it |
Polizia di stato | http://www.poliziadistato.it |
Istituto Nazionale Previdenza Sociale | http://www.inps.it |
Ministero della Salute | www.salute.gov.it |
Comuni italiani | http://www.comuni-italiani.it/alfa |
Qualità del lavoro e dell’occupazione: una questione fondamentale dal forte impatto economico e umanitario
Le buone condizioni di lavoro sono importanti per il benessere dei lavoratori europei. Contribuiscono
- al benessere fisico e psicologico degli europei e
- contribuiscono ai risultati economici dell’UE.
Da un punto di vista umanitario, la qualità dell’ambiente di lavoro influisce enormemente sulla soddisfazione generale della vita professionale e privata dei lavoratori europei.
Da un punto di vista economico, le condizioni di lavoro di elevata qualità costituiscono un motore della crescita economica e una base per la posizione competitiva dell’UE. Un alto grado di soddisfazione professionale è un fattore importante affinché l’economia dell’UE sia altamente produttiva.
È pertanto fondamentale per l’Unione incentivare la creazione e il mantenimento di un ambiente di lavoro sostenibile e piacevole, che promuova la salute e il benessere dei lavoratori europei e crei un buon equilibrio tra orario di lavoro e ore non lavorative.
Migliorare le condizioni di lavoro in Europa: un obiettivo importante per l’UE
Garantire condizioni di lavoro favorevoli ai cittadini europei è una priorità per l’UE. L’Unione sta pertanto collaborando con i governi nazionali per assicurare un ambiente di lavoro piacevole e sicuro. Il sostegno agli Stati membri è dato mediante:
- lo scambio di esperienze tra paesi diversi e azioni comuni;
- la definizione di prescrizioni minime in materia di condizioni di lavoro e di salute e sicurezza sul lavoro, da applicare in tutta l’UE.
Criteri relativi alla qualità del lavoro e dell’occupazione
Al fine di conseguire condizioni di lavoro sostenibili, è importante determinare le principali caratteristiche di un ambiente di lavoro favorevole e pertanto i criteri relativi alla qualità delle condizioni di lavoro.
La Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) con sede a Dublino è un’agenzia dell’UE che, come suggerisce il nome, fornisce informazioni, consulenza e competenze sulle condizioni di vita e di lavoro. L’agenzia ha stabilito diversi criteri relativi alla qualità del lavoro e dell’occupazione, tra cui:
- salute e benessere sul luogo di lavoro: si tratta di un criterio fondamentale, in quanto buone condizioni di lavoro presuppongono la prevenzione di problemi di salute sul luogo di lavoro, la riduzione dell’esposizione ai rischi e il miglioramento dell’organizzazione del lavoro;
- conciliazione tra attività lavorativa e vita privata: ai cittadini dovrebbe essere data la possibilità di trovare un equilibrio tra il tempo trascorso al lavoro e il tempo libero;
- sviluppo delle competenze: un lavoro di qualità offre possibilità di formazione, miglioramento e carriera.
L’attività di Eurofound contribuisce alla pianificazione e alla progettazione di migliori condizioni di vita e di lavoro in Europa.
Salute e sicurezza sul lavoro
La Commissione europea ha intrapreso un’ampia gamma di attività per promuovere un ambiente di lavoro sano negli Stati membri dell’UE. Tra l’altro, ha definito una strategia dell’UE per la salute e la sicurezza sul lavoro per il periodo 2021-2027 con l’aiuto delle autorità nazionali, delle parti sociali e delle ONG. Affronta le mutevoli esigenze di protezione dei lavoratori indotte dalle transizioni digitale e verde, dalle nuove forme di lavoro e dalla pandemia di COVID-19. Allo stesso tempo, il quadro continuerà ad affrontare i tradizionali rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro, quali i rischi di infortuni sul lavoro o di esposizione a sostanze chimiche pericolose.
La politica dell’Unione in materia di salute e sicurezza sul lavoro mira a un miglioramento duraturo del benessere dei lavoratori dell’UE e tiene conto delle dimensioni fisica, morale e sociale delle condizioni di lavoro nonché delle nuove sfide poste dall’allargamento dell’UE ai paesi dell’Europa centrale e orientale. L’introduzione di norme dell’UE in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro ha contribuito notevolmente al miglioramento della situazione dei lavoratori in questi paesi.
Migliorare le condizioni di lavoro fissando requisiti minimi comuni a tutti i paesi dell’UE
Il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro negli Stati membri dell’UE dipende in larga misura dalla definizione di norme comuni sul lavoro. Le leggi e i regolamenti dell’UE in materia di lavoro hanno stabilito i requisiti minimi per un ambiente di lavoro sostenibile e sono ora applicati in tutti gli Stati membri. Il miglioramento di tali norme ha rafforzato i diritti dei lavoratori ed è uno dei principali risultati della politica sociale dell’UE.
L’importanza della trasparenza e del riconoscimento reciproco dei diplomi: un’integrazione essenziale alla libera circolazione dei lavoratori
La possibilità di ottenere il riconoscimento delle proprie qualifiche e competenze può essere determinante nella decisione di iniziare a lavorare in un altro paese dell’UE. È pertanto necessario sviluppare un sistema europeo che garantisca la reciproca accettazione delle competenze professionali nei diversi Stati membri. Solo un tale sistema assicurerà che il mancato riconoscimento delle qualifiche professionali non diventi un ostacolo alla mobilità dei lavoratori all’interno dell’UE.
Principi fondamentali per il riconoscimento delle qualifiche professionali nell’UE
Come principio fondamentale, qualsiasi cittadino dell’UE dovrebbe poter esercitare liberamente la propria professione in qualsiasi Stato membro. Purtroppo l’attuazione pratica di questo principio è spesso ostacolata dai requisiti nazionali per l’accesso a determinate professioni nel paese ospitante.
Al fine di superare queste differenze, l’UE ha istituito un sistema di riconoscimento delle qualifiche professionali, nell’ambito del quale si opera una distinzione tra professioni regolamentate (per le quali sono richieste determinate qualifiche per legge) e quelle che giuridicamente non lo sono nello Stato membro ospitante.
Progressi verso la trasparenza delle qualifiche in Europa
L’UE ha compiuto passi importanti verso l’obiettivo della trasparenza delle qualifiche in Europa:
- una maggiore cooperazione in materia di istruzione e formazione professionale, con l’intenzione di combinare tutti gli strumenti per la trasparenza dei certificati e dei diplomi, in un unico strumento di facile utilizzo. Ciò comprende, ad esempio, il CV europeo o le formazioni Europass;
- lo sviluppo di azioni concrete nel campo del riconoscimento e della qualità dell’istruzione e formazione professionale.
Superare le differenze tra i sistemi di istruzione e formazione nell’UE
I sistemi di istruzione e formazione negli Stati membri dell’UE presentano ancora differenze sostanziali. Gli ultimi allargamenti dell’UE, con tradizioni pedagogiche diverse, hanno ulteriormente accentuato tale diversità, ragion per cui è necessario stabilire norme comuni volte ad assicurare il riconoscimento delle competenze.
Al fine di ovviare a questa diversità di standard nazionali in materia di qualifiche, metodi pedagogici e strutture di formazione, la Commissione europea ha proposto una serie di strumenti intesi a garantire una maggiore trasparenza e un miglior riconoscimento delle qualifiche a fini accademici e professionali.
Il quadro europeo delle qualifiche è una priorità fondamentale per la Commissione europea nel processo di riconoscimento delle competenze professionali e persegue l’obiettivo principale di creare collegamenti tra i diversi sistemi nazionali di qualifica e garantire un agevole trasferimento e riconoscimento dei diplomi.
Nel 1984, su iniziativa della Commissione europea, è stata istituita una rete di centri nazionali di informazione sul riconoscimento accademico (NARIC) che offrono consulenza sul riconoscimento accademico dei periodi di studio all’estero. Dislocati in tutti gli Stati membri dell’UE e nei paesi dello Spazio economico europeo, i NARIC svolgono un ruolo fondamentale nel processo di riconoscimento delle qualifiche nell’UE.
Il sistema europeo di accumulazione e trasferimento dei crediti (ECTS) è destinato a favorire il riconoscimento dei periodi di studio all’estero. Introdotto nel 1989, funziona descrivendo un programma di istruzione e attribuendo crediti alle sue componenti. Si tratta di un complemento fondamentale dell’apprezzato programma di mobilità studentesca Erasmus.
Europass è uno strumento inteso a garantire la trasparenza delle competenze professionali. È composto da cinque documenti standardizzati
- un CV (curriculum vitae),
- un editor di lettere di accompagnamento,
- supplementi al certificato,
- supplementi al diploma, e
- un documento Europass-Mobility.
Il sistema Europass rende le competenze e le qualifiche chiare e facilmente comprensibili nelle diverse parti d’Europa. In tutti i paesi dell’UE e dello Spazio economico europeo sono stati istituiti centri nazionali Europass quali punti di contatto principali per le persone che cercano informazioni sul sistema Europass.
L’età minima di entrata al lavoro è 16 anni, con l'ulteriore presupposto di aver frequentato almeno 10 anni di scuola (obbligo scolastico). Per i minori con un’età superiore a 15 anni, ma inferiore a 16 è previsto il rapporto di apprendistato per la qualifica e il diploma professionale.
I principali tipi di contratto di lavoro sono:
a) Contratti di lavoro subordinato, a tempo indeterminato e a tempo determinato, con obbligo di previsione di orario, sede di lavoro e mansioni. Il contratto di lavoro a tempo determinato non può superare i dodici mesi, ovvero 24 mesi se in presenza di esigenze temporanee e oggettive estranee all’attività ordinaria, esigenze di sostituzione di altri lavoratori o connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell’attività ordinaria, fatte salve le diverse disposizioni dei contratti collettivi; Fino al 31 dicembre 2025, è possibile stipulare o prorogare contratti a tempo determinato oltre i 12 mesi, fino al limite massimo di 24 mesi, anche:
- in assenza di causali previste dai contratti collettivi;
- con causali individuate direttamente dalle parti nel contratto individuale, purché si tratti di esigenze tecniche, organizzative o produttive;
- per causale sostitutiva (es. sostituzione di un lavoratore assente).
Fra i contratti di lavoro subordinato è previsto:
- il contratto di apprendistato è un contratto di lavoro a tempo indeterminato che ha come scopo la formazione dei giovani (l’apprendistato professionalizzante è rivolto anche a percettori di indennità di disoccupazione di qualunque età). Può essere di tre tipi:
- apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore;
- apprendistato professionalizzante;
- apprendistato di alta formazione e di ricerca.
- il contratto di somministrazione col quale il lavoratore viene assunto dall'agenzia di somministrazione mentre lavora presso un'azienda utilizzatrice;
- il contratto di lavoro a chiamata (o intermittente) mediante il quale il datore di lavoro può servirsi della prestazione del lavoratore chiamandolo all'occorrenza, per un periodo complessivamente non superiore a quattrocento giornate di effettivo lavoro nell’arco di tre anni (con l’eccezione dei settori del turismo, pubblici esercizi e spettacolo);
b) Contratti di lavoro di tipo autonomo per professionisti, consulenti e attività professionali anche manuali, con totale autonomia nei tempi e nei modi di svolgimento prestabilito.
c) Prestazioni occasionali quando l'attività lavorativa è saltuaria e di ridotta entità: ogni lavoratore può complessivamente lavorare con prestazione occasionale per complessivi 5.000 euro netti nell'anno civile e per non più di 2.500 euro netti con ciascun utilizzatore. Il limite massimo di tali prestazioni non può comunque eccedere le 280 ore annue. Solo le microimprese possono attivare prestazioni occasionali (aziende con al massimo 5 dipendenti a tempo indeterminato) e le amministrazioni pubbliche per progetti speciali riservati a determinate categorie
Il lavoro domestico si configura quando il datore di lavoro è una singola persona fisica o una famiglia presso il cui domicilio viene svolta l'attività di lavoro che consiste nel coadiuvare la famiglia nel suo funzionamento quotidiano.
Le principali professionalità che rientrano in questo tipo di contratto sono domestici, badanti e colf (la colf si può trasferire a casa del datore di lavoro usufruendo di retribuzione, vitto e alloggio).
Collegamenti:
Il contratto di lavoro è l'accordo tra datore di lavoro e lavoratore, mediante il quale quest'ultimo offre la sua prestazione lavorativa in cambio della retribuzione corrisposta dal datore di lavoro.
In Italia vige il sistema di assunzione diretta per qualsiasi tipologia di rapporto di lavoro per tutti i lavoratori, nel settore privato.
Il datore di lavoro deve effettuare preventivamente all’assunzione (almeno il giorno precedente), la comunicazione obbligatoria telematica (CO) al Centro per l’impiego nel cui ambito territoriale è ubicata la sede del lavoro. Tale comunicazione è valevole anche nei confronti degli uffici ispettivi del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dell’Inps e dell’Inail. L'Unilav non è previsto in caso di lavoro autonomo, ma è previsto nel caso di tirocinio extracurriculare (pur non essendo questo un contratto di lavoro ma formativo)
Inoltre, il datore di lavoro, all’atto dell’assunzione, deve consegnare al lavoratore copia della suddetta comunicazione o copia del contratto individuale di lavoro, contenente le informazioni sulle condizioni economiche e normative applicabili. Il contratto di lavoro può essere modificato, dalla contrattazione collettiva o dalle parti, nelle sole ipotesi determinate dalla legge.
Nel caso di modifica della sede di servizio per distanze superiori a 50 km, il datore di lavoro deve precisare i motivi oggettivi.
Gli elementi essenziali e costitutivi di un contratto di lavoro sono:
- il consenso delle parti sul contenuto del contratto (data di inizio, orario di lavoro, inquadramento contrattuale, durata del periodo di prova qualora previsto, termini del preavviso in caso di recesso, importo della retribuzione base, luogo di lavoro, le identità delle parti)
- la causa: deve essere conforme alla legge e deve essere definito lo scambio tra lavoro e retribuzione
- l'oggetto: deve essere indicata l'attività della prestazione lavorativa in riferimento alla categoria contrattuale di riferimento
- la forma: deve essere scritta
- la durata (specificazione del termine nel caso di contratto in scadenza)
Con il Decreto Lavoro 2023 sono stati semplificati alcuni obblighi di informazione da indicare nel contratto, rispetto a indicazioni previste nei contratti collettivi di lavoro
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali | |
Repertorio nazionale incentivi | https://www.lavoro.gov.it/strumenti-e-servizi/pagine/repertorio-degli-incentivi-allassunzione |
Persone diversamente abili: i servizi per l’inserimento lavorativo sono gestiti dalle Regioni attraverso i centri per l'impiego e operano in raccordo con i servizi sociali, sanitari, educativi e formativi del territorio. Le persone disabili disoccupate si possono iscrivere negli appositi elenchi tenuti dagli uffici competenti. I datori di lavoro pubblici e privati sono tenuti ad avere alle loro dipendenze un numero minimo di lavoratori disabili, a seconda della dimensione aziendale.
Minori di 18 anni. L’età minima per lavorare è fissata al momento in cui il minore ha concluso il periodo di istruzione obbligatoria (10 anni) e comunque non può essere inferiore ai 16 anni compiuti (ad eccezione del contratto di apprendistato di primo livello, che può essere attivato dai 15 ai 25 anni). È vietato adibire i minori a lavori pericolosi o nocivi. I minori prima di essere ammessi al lavoro devono essere riconosciuti idonei all’attività lavorativa cui saranno adibiti, a seguito di visita medica. È vietato adibire i minori al lavoro notturno, salvo alcune limitate deroghe previste dalla legge. La prestazione lavorativa dei minori non può protrarsi senza interruzione per più di quattro ore e mezza. Ai minori deve essere assicurato un periodo di riposo settimanale di almeno due giorni, possibilmente consecutivi, e comprendente la domenica.
Donne. Tutela delle lavoratrici madri. È vietato adibire al lavoro le donne nei due mesi precedenti e nei tre successivi al parto, per un periodo complessivo di astensione dal lavoro di 5 mesi (cd. congedo di maternità, che è un periodo di astensione obbligatoria dal lavoro). In caso di complicanze della gravidanza, o quando le condizioni lavorative siano ritenute pericolose per la madre o per il nascituro, si può fare domanda al servizio ispettivo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per ottenere una interdizione anticipata dal lavoro per uno o più periodi la cui durata viene determinata dal servizio. Le lavoratrici addette alle lavorazioni che risultano gravose e pregiudizievoli per la gravidanza, incluse in un apposito elenco, devono per legge essere spostate ad altre mansioni, e, se questo non è possibile, il servizio ispettivo del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali può stabilire l'interdizione dal lavoro per tutta la gravidanza. Esiste anche la possibilità di scelta, da parte della lavoratrice, di astenersi dal lavoro a partire da un mese prima e nei quattro successivi al parto, sempre che tale scelta non arrechi nessun pregiudizio alla salute della madre e del bambino.
La legge prevede, inoltre, un periodo di astensione facoltativa dal lavoro (cd. congedo parentale) che può essere fruito fino ai dodici anni di età del bambino, entro il limite complessivo di dieci mesi.
Lavoro notturno femminile. È vietato adibire le donne al lavoro dalle ore 24 alle ore 6, a partire dall’accertamento dello stato di gravidanza e fino al compimento di un anno di età del bambino. Tale divieto non ammette deroghe. Non sono, inoltre, obbligati a prestare lavoro notturno: la lavoratrice madre di un figlio di età inferiore a tre anni o, in alternativa, il lavoratore padre convivente con la stessa; la lavoratrice o il lavoratore che sia l’unico genitore affidatario di un figlio convivente di età inferiore a dodici anni; la lavoratrice madre adottiva o affidataria di un minore, nei primi tre anni dall’ingresso del minore in famiglia e comunque non oltre il dodicesimo anno di età o, in alternativa ed alle stesse condizioni, il padre adottivo o affidatario convivente con la stessa; la lavoratrice o il lavoratore che abbia a proprio carico un soggetto disabile.
- Repertorio nazionale degli incentivi
Il Ministero del Lavoro pubblica il Repertorio nazionale degli incentivi riconosciuti ai datori di lavoro in relazione alle assunzioni di specifiche categorie di lavoratori.
Il repertorio assicura la trasparenza e il coordinamento degli incentivi ed è previsto dall'articolo 30 del decreto legislativo n. 150/2015.
Il Decreto Lavoro 2023 ha previsto la razionalizzazione e semplificazione degli incentivi e la riduzione dei tempi e dei costi per le relative richieste, con la digitalizzazione delle procedure attraverso la piattaforma telematica incentivi.gov.it.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali | http://www.lavoro.gov.it |
Repertorio nazionale incentivi | https://www.lavoro.gov.it/strumenti-e-servizi/pagine/repertorio-degli-incentivi-allassunzione |
Le forme di lavoro autonomo previste sono:
- attività imprenditoriale
- libera professione
- collaborazioni professionali
- Contratto misto (novità 2025): consente di: combinare lavoro dipendente part-time e attività autonoma con lo stesso datore di lavoro e mantenere il regime forfettario se si rispettano i limiti di reddito (35.000 €).
Richiede certificazione da parte di enti preposti (Ministero del Lavoro, enti bilaterali)
Attraverso i centri per l'impiego pubblici è possibile ottenere informazioni sui finanziamenti concessi sia per l'avvio di nuove attività imprenditoriali o di lavoro autonomo che per il relativo potenziamento di attività già esistenti. I fondi sono gestiti e concessi dalle Regioni o da apposite agenzie pubbliche e possono essere concessi attraverso fondi comunitari, nazionali o regionali.
In linea generale possono essere previsti finanziamenti a tasso agevolato o finanziamenti a fondo perduto sempre previa presentazione di un business plan.
I principali siti di riferimento sono i portali regionali e nazionali.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Camere di commercio in Italia | http://www.cameradicommercio.it |
Agenzia nazionale per il finanziamento e lo sviluppo d’impresa | http://www.invitalia.it |
L’art. 36 della Costituzione Italiana prevede per ciascun lavoratore il diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto e sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La legge non quantifica un salario minimo garantito a tutti i lavoratori, ma per il trattamento economico di base si fa riferimento ai Contratti Collettivi Nazionali di Categoria (CCNL), che si estendono anche ai lavoratori non aderenti ai sindacati firmatari.
La somma di tutti gli elementi che compongono la busta paga corrisponde alla retribuzione lorda, da cui vengono detratti i contributi previdenziali e le trattenute fiscali.
I contributi previdenziali sono obbligatori in quanto dovuti per legge e vengono calcolati in percentuale sulla retribuzione: una parte è a carico dell'azienda e una parte a carico del lavoratore. La retribuzione è formata da tutto ciò che il lavoratore percepisce, in denaro o in natura, al lordo di qualsiasi ritenuta. Tuttavia alcune voci sono escluse dalla retribuzione e non sono soggette a contribuzione, per esempio: gli assegni familiari, le somme spese per le borse di studio, gli asili nido e le colonie a favore dei familiari dei dipendenti. I contributi devono essere versati e dichiarati mensilmente dall’azienda all’INPS.
Sottratti dalla retribuzione lorda i contributi, si ottiene la retribuzione imponibile, dalla quale vengono detratte le trattenute fiscali. Il risultato finale è la retribuzione netta.
La retribuzione si compone di diversi elementi, alcuni di carattere fisso, altri di carattere variabile.
Compensi fissi sono:
- Paga base o minimo tabellare che ha funzione di retribuzione della professionalità. Ogni diversa qualifica è inquadrata in un determinato livello al quale corrisponde un minimo tabellare
- Indennità di contingenza che rappresentava un meccanismo di adeguamento automatico della retribuzione all’aumento dell’inflazione.
- E.D.R. (elemento distinto della retribuzione)
- Scatti di anzianità che costituiscono la parte di retribuzione legata alla permanenza del lavoratore presso l’azienda nella stessa categoria professionale
- Superminimi, che rappresentano i compensi, derivanti dalla contrattazione aziendale o individuale, legati alla capacità professionale del lavoratore
- mensilità aggiuntive (tredicesima e/o quattordicesima mensilità, in base alle previsioni dei contratti collettivi) in genere corrisposte con una periodicità superiore a quella del normale periodo di paga.
Compensi variabili sono:
- maggiorazioni per lavoro straordinario, notturno e festivo.
- Indennità legali, quali il mancato utilizzo delle ferie
- Indennità contrattuali, quali premi di produzione/risultato, indennità di mensa, di reperibilità, di lavoro disagevole, di trasferta, di cassa.
Il pagamento della retribuzione avviene obbligatoriamente mediante la consegna della busta paga (o prospetto paga). Nel prospetto paga devono essere indicate le generalità e la qualifica professionale del lavoratore, il periodo cui la retribuzione si riferisce, gli assegni familiari e tutti gli altri elementi che compongono la retribuzione, nonché, distintamente, le singole trattenute. Il datore di lavoro provvede al pagamento della retribuzione netta mediante assegno o trasferimento ad un conto bancario o postale, o in contanti (per somme inferiori a 3,000 euro).
Dal 1° gennaio 2025, sono confermate le tre aliquote IRPEF:
• 23% fino a 28.000 €,
• 35% da 28.001 a 50.000 €,
• 43% oltre 50.000 €
Inoltre:
• Aumentate le detrazioni per redditi da lavoro dipendente (fino a 1.955 €),
• Estesa la no tax area fino a 8.500 €.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
CNEL - Consiglio Nazionale dell’economia e del lavoro | http://www.cnel.it |
L’orario di lavoro è generalmente stabilito in 40 ore settimanali, calcolate non necessariamente sulla base della settimana lavorativa, ma per ogni periodo di sette giorni. Nei rapporti di lavoro pubblici e privati, nel periodo di emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, si è privilegiata, ove possibile, la modalità di lavoro da remoto (telelavoro o smart working: quest’ultima è una modalità più flessibile del telelavoro). A seguito dell’emergenza sanitaria sono state introdotte, nei settori pubblico e privato, modalità più agili nella prestazione dell’attività lavorativa.
Ai contratti collettivi è data la possibilità di stabilire un orario normale di lavoro inferiore alle 40 ore. Non viene stabilito un limite giornaliero di durata dell’orario di lavoro e non può darsi neanche una definizione rigida della settimana lavorativa; infatti si può considerare "settimana lavorativa" ogni periodo di sette giorni, con la conseguenza che i datori di lavoro possono far decorrere la settimana di riferimento a partire da qualsiasi giorno.
L’orario settimanale, sia in presenza sia in assenza della contrattazione, non può superare le 48 ore, comprese le ore di lavoro straordinario.
Il limite delle 48 ore è calcolato su un periodo di sette giorni, in un arco di tempo non superiore ai 4 mesi. Questo consente di rispettare il limite di 48 ore, attraverso un meccanismo di compensazione: in una settimana lavorativa si potrà superare il limite purché, nel periodo di riferimento, vi siano settimane lavorative di meno di 48 ore.
Il lavoratore ha diritto ogni 7 giorni a un periodo di riposo di almeno 24 ore consecutive. Nel computo delle 24 ore sono comprese anche le ore di riposo giornaliero (che non possono essere inferiori a undici ore). Il riposo settimanale può essere fissato anche in giornata diversa dalla domenica e può essere attuato anche mediante turnazione in casi particolari.
Il lavoratore ha diritto ad un periodo annuale di ferie retribuite non inferiori a 4 settimane. Tale periodo minimo di ferie non può essere sostituito dalla relativa "indennità per ferie non godute" salvo il caso di risoluzione del rapporto di lavoro.
L'orario di lavoro può essere anche a tempo parziale (inferiore alle 40 ore settimanali). Nel contratto in forma scritta deve essere indicata la durata della prestazione e la collocazione temporale dell'orario con riferimento al giorno, alla settimana, al mese e all'anno.
È possibile il lavoro supplementare (le ore svolte oltre l'orario concordato) che può essere effettuato in base alle modalità previste dal contratto collettivo ed entro i limiti dell'orario normale di lavoro. Il datore di lavoro può richiedere al lavoratore lo svolgimento di prestazioni di lavoro supplementare in misura non superiore al 25% delle ore di lavoro settimanale concordate. Il lavoro supplementare è retribuito con una maggiorazione del 15% della retribuzione oraria globale di fatto.
Il lavoro notturno deve essere previsto nel contratto individuale ed è disciplinato dalla contrattazione collettiva.
Per periodo notturno si intende il periodo di almeno 7 ore consecutive comprendenti l'intervallo tra la mezzanotte e le 5 del mattino.
l lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall'assenza di vincoli orari o spaziali e un'organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività.
La definizione di telelavoro, contenuta nella Legge n. 81/2017, pone l'accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l'accordo individuale e sull'utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (come ad esempio: pc portatili, tablet e smartphone).
Ai lavoratori agili viene garantita la parità di trattamento - economico e normativo - rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie. È, quindi, prevista la loro tutela in caso di infortuni e malattie professionali, secondo le modalità illustrate dall'INAIL nella Circolare n. 48/2017.
A partire dal 15 novembre 2017, le aziende sottoscrittrici di accordi individuali di telelavoro possono procedere al loro invio attraverso l'apposita piattaforma informatica messa a disposizione sul portale dei servizi del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Nell'invio dell'accordo individuale dovranno essere indicati i dati del datore di lavoro, del lavoratore, della tipologia di lavoro agile (tempo determinato o indeterminato) e della sua durata. Sarà, inoltre, possibile modificare i dati già inseriti a sistema o procedere all'annullamento dell'invio.
Le aziende che sottoscrivono un numero di accordi individuali elevato potranno effettuare la comunicazione in forma massiva.
Da ultimo, si informa che il 7 dicembre 2021 il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha raggiunto l'accordo con le Parti sociali sul primo "Protocollo Nazionale sul lavoro in modalità agile" nel settore privato.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali | http://www.lavoro.gov.it |
INPS | http://www.inps.it |
Ferie e congedi
I lavoratori dipendenti hanno diritto a un periodo di riposo dal lavoro retribuito per vari motivi, tra cui:
- congedo annuale o ferie
- in occasione di una festività pubblica
Tutti i dipendenti hanno diritto ad essere retribuiti se si prendono le ferie, usufruiscono del congedo per malattia o si prendono cura di un familiare ammalato. Quando usufruiscono di congedo o permessi retribuiti, i dipendenti hanno diritto alla retribuzione minima, esclusi straordinari, maggiorazioni, indennità o gratifiche.
I lavoratori a tempo pieno e part-time hanno diritto a 4 settimane di congedo annuale all’anno. Alcuni lavoratori avranno diritto ad un supplemento di retribuzione definito supplemento per il congedo annuale (annual leave loading).
I dipendenti iniziano a maturare il congedo annuale non appena inizia il loro rapporto di lavoro. Il congedo annuale può essere:
- usufruito in qualsiasi momento durante i primi 12 mesi di lavoro
- per qualsiasi periodo di tempo, comprese giornate singole o parte di esse.
Il datore di lavoro e il dipendente devono concordare su quando prendere le ferie. Il datore di lavoro può negare la richiesta di ferie del dipendente solo se tale rifiuto è ragionevole.
Quando il rapporto di lavoro finisce, il dipendente ha diritto ad essere retribuito per le ferie maturate ma non usufruite.
L’importo cui ha diritto il lavoratore deve comprendere anche il supplemento per il congedo annuale (annual leave loading) se tale supplemento sarebbe stato pagato quando il dipendente ha preso le ferie durante il rapporto di lavoro.
Congedi particolari:
La lavoratrice e il lavoratore hanno diritto ad un permesso retribuito di tre giorni lavorativi all’anno in caso di grave infermità o di decesso del coniuge o di un parente entro il secondo grado o del convivente attestati da apposita documentazione. Oppure, in caso di grave infermità, si possono concordare con il datore di lavoro diverse modalità di svolgimento del lavoro. È prevista la possibilità in caso di gravi e documentati motivi familiari di disporre di un congedo continuativo o frazionato non superiore a 2 anni. Non vi è diritto a retribuzione ed il periodo non è computato nel calcolo dell’anzianità di servizio e ai fini della previdenza. Nel periodo di emergenza sanitaria, le forme di congedo (e permessi) possibili sono state ampliate, in particolare per alcune categorie di lavoratori.
Congedi di maternità e di paternità (astensione obbligatoria)
È vietato ricevere la prestazione di lavoro da parte della lavoratrice dipendente nel periodo compreso fra i 2 mesi prima della data presunta del parto e i 3 mesi dopo la data effettiva dello stesso. La lavoratrice, prima di assentarsi dal lavoro deve presentare, all’istituto erogatore -o all'INPS- e al datore di lavoro una domanda in carta semplice allegando un certificato medico di gravidanza con l’indicazione della presunta data del parto. Per tutto il periodo di congedo di maternità o paternità è riconosciuta un’indennità giornaliera pari all’80% dell’ultima retribuzione pagata dall’INPS, comprensiva di ogni altra indennità spettante per malattia. La lavoratrice può decidere di astenersi dal lavoro, sempre per un periodo di 5 mesi, da 1 mese prima del parto e fino ai 4 mesi successivi.
Il congedo di paternità è obbligatorio per i padri lavoratori dipendenti e consiste in un periodo di astensione obbligatorio di 10 giornate (più un ulteriore giorno di congedo facoltativo che è possibile richiedere previa rinuncia di un giorno di congedo da parte della madre) fruibile dal padre lavoratore dipendente anche adottivo e affidatario, entro e non oltre il quinto mese di vita del figlio. Il congedo di paternità prevede l’astensione dal lavoro per tutta la durata del congedo di maternità (3 mesi dopo il parto o per la parte residua di esso), in caso di:
morte o grave infermità della madre;
- abbandono del figlio da parte della madre;
- affidamento esclusivo del figlio al padre;
- rinuncia totale o parziale della madre lavoratrice al congedo di maternità alla stessa spettante in caso di adozione o affidamento di minore.
Dal 1° gennaio 2025, i genitori lavoratori dipendenti hanno diritto a:
- 3 mesi retribuiti all’80% (anziché 2) da fruire entro i primi 6 anni di vita del bambino
- Fino a 10 mesi complessivi tra entrambi i genitori (11 se il padre utilizza almeno 3 mesi).
- I restanti mesi sono retribuiti al 30% fino al sesto anno di età del figlio.
- Dopo l’ottavo anno, il congedo è non retribuito, salvo condizioni reddituali favorevoli
I congedi parentali (astensione facoltativa)
È prevista la facoltà nei primi 12 anni di vita del bambino, di fruire di un congedo dal lavoro per la durata massima di 10 mesi all’anno. Durante il periodo di congedo parentale, fino al sesto anno di vità del bambino, è dovuta l’indennità pari al 30% della retribuzione, per un periodo massimo complessivo tra i genitori di 6 mesi. Se il reddito individuale è inferiore ad una determinata soglia (2,5 volte l’importo del trattamento minimo di pensione a carico dell’assicurazione generale obbligatoria), tale indennità spetta fino all’ottavo anno di vita del bambino.
È riconosciuto il diritto, durante l’orario di lavoro, di usufruire di permessi speciali retribuiti per l’effettuazione di esami prenatali e accertamenti clinici.
Ciascun genitore può anche scegliere di chiedere il congedo parentale a ore piuttosto che su base giornaliera. La fruizione su base oraria è consentita in misura pari alla metà dell'orario medio giornaliero del periodo di paga quadri-settimanale o mensile immediatamente precedente a quello nel corso del quale ha inizio il congedo parentale.
Congedi per malattia del figlio
Nei primi 8 anni di vita del bambino i genitori hanno diritto di assentarsi dal lavoro quando il proprio figlio si ammala, ma non si ha diritto alla retribuzione. La madre lavoratrice gode di un riposo giornaliero per allattamento presentando domanda al datore di lavoro. Al termine del periodo di congedo obbligatorio per maternità -o paternità-, e dei congedi facoltativi se richiesti le lavoratrici e i lavoratori hanno diritto alla conservazione del posto di lavoro.
Congedi per motivi di studio e formazione
Sono previste 3 tipologie:
- congedi per lavoratori studenti, che possono usufruire di permessi per esami;
- congedi per la formazione, per lavoratori con almeno 5 anni di anzianità di servizio, sospensione dal lavoro per un periodo non superiore ad 11 mesi nell'arco dell'intera vita lavorativa;
- congedi per la formazione continua, stabiliti dalla contrattazione collettiva.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali | http://www.lavoro.gov.it |
INPS | http://www.inps.it |
Secondo l’ordinamento italiano, la cessazione del rapporto di lavoro, superato il periodo di prova, può avvenire:
- per risoluzione del rapporto da parte dell’azienda o del lavoratore/lavoratrice per avere l'interessato/ha superato il periodo di conservazione del posto e l’eventuale periodo di aspettativa, nonché per invalidità permanente riconosciuta in base alla legge sull’assicurazione invalidità e vecchiaia;
- per risoluzione del rapporto da parte dell’azienda nei confronti del lavoratore/lavoratrice che sia in possesso dei requisiti pensionistici;
- per licenziamento individuale per giustificato motivo (oggettivo o soggettivo) o per giusta causa o per licenziamento collettivo;
- per risoluzione del rapporto da parte del lavoratore/lavoratrice per giusta causa;
- per dimissioni del lavoratore;
- per morte;
- per risoluzione consensuale o per scadenza del termine (in caso di rapporto di lavoro a tempo determinato).
A tutela del lavoratore, il licenziamento per giusta causa e giustificato motivo deve essere comunicato dal datore di lavoro nel rispetto delle formalità procedurali fissate dalla legge. Il lavoratore può, entro 60 giorni dalla ricezione della comunicazione, impugnare il licenziamento. Ai fini dell’efficacia dell’impugnazione, il lavoratore deve, entro 180 giorni, o depositare ricorso giudiziale al Giudice del lavoro o comunicare alla controparte l’eventuale richiesta di tentativo di conciliazione o arbitrato (in sede sindacale oppure presso gli uffici periferici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali - Direzione Territoriale del Lavoro).
Se il giudice accerta che il licenziamento è discriminatorio, nullo o intimato in forma orale o per inabilità allo svolgimento delle mansioni in conseguenza di infortunio o malattia, ordina al datore di lavoro la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro, oltre a condannarlo ad un risarcimento del danno e al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali.
In caso di licenziamento privo di giusta causa o di giustificato motivo, il giudice dichiara estinto il rapporto di lavoro e condanna il datore di lavoro al pagamento di un'indennità, per un importo che va da un minimo di 6 ad un massimo di 36 mensilità. Il lavoratore avrà diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro, solo laddove il giudice accerti l’insussistenza del fatto materiale, che ha determinato la giusta causa o il giustificato motivo di licenziamento.
In caso di licenziamento intimato senza l’indicazione dei motivi o in violazione della procedura prevista per i procedimenti disciplinari, il giudice dichiara estinto il rapporto di lavoro e condanna il datore di lavoro al pagamento di un'indennità, per un importo che va da un minimo di 2 ad un massimo di 12 mensilità.
In caso di recesso dal contratto di lavoro ciascuno dei contraenti, a norma dell’art. 2118 del codice civile, è tenuto a dare il preavviso nel termine e nei modi stabiliti dai contratti collettivi. In mancanza di preavviso, il recedente è tenuto verso l’altra parte a un’indennità equivalente all’importo della retribuzione che sarebbe spettata per il periodo di preavviso.
Con riferimento al sistema pensionistico, dal 1 gennaio 2012 la pensione di anzianità (che permetteva di anticipare l’età anagrafica del pensionamento a condizione che fossero maturati specifici requisiti contributivi) è stata sostituita dalla cd. pensione anticipata, i cui requisiti sono diversi, a seconda del momento nel quale i soggetti interessati abbiano cominciato a versare i contributi.
La pensione anticipata richiede:
- 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini,
- 41 anni e 10 mesi per le donne (requisiti 2025).
Per la pensione di vecchiaia, invece, il diritto è subordinato al compimento dell’età anagrafica. Dal 2019 l'età per la pensione di vecchiaia è fissata a 67 anni per tutte le categorie con almeno 20 anni di contributi.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Ministero del Lavoro | http://www.lavoro.gov.it |
INPS | http://www.inps.it |
Le “Confederazioni maggiormente rappresentative”, sono CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro), CISL (Confederazione Italiana Sindacati Liberi) e UIL (Unione Italiana del Lavoro). Oltre alle Confederazioni citate, è presente una considerevole quantità di sindacati che vengono definiti “autonomi”.
Le organizzazioni sindacali confederali sono strutturate in Federazioni di categoria nazionali, regionali e territoriali. Le Federazioni nazionali di categoria stipulano i Contratti collettivi nazionali di lavoro che valgono per tutti i lavoratori impiegati in un determinato settore, anche se non iscritti ai sindacati. Il lavoratore non è obbligato a iscriversi a un sindacato, ma se intende farlo si iscrive alla federazione nazionale di categoria che segue il settore produttivo in cui è occupato. L’iscrizione al sindacato può avvenire in due modi: a) dando l’autorizzazione al datore di lavoro a prelevare mensilmente sulla propria busta paga una cifra pari all’1% circa dell’importo lordo della retribuzione mensile (che poi verrà versata da quest’ultimo all’organizzazione sindacale di appartenenza); b) versando una quota direttamente al sindacato all’atto dell’iscrizione. In Italia, l’iscrizione al sindacato è una prassi abbastanza frequente: a tale proposito, risulta molto arduo fornire dati precisi, anche se vi è tradizione in tal senso, che permette di affermare che il tasso di sindacalizzazione è mediamente più elevato che in altri paesi europei. I sindacati, inoltre, offrono anche altri tipi di servizi: assistenza legale nelle vertenze contro i datori di lavoro, assistenza per pratiche di tipo previdenziale, assistenza per le pratiche di tipo fiscale. Nel luogo di lavoro (per le aziende con più di 15 dipendenti), con un meccanismo democratico di tipo elettorale, si costituisce una Rappresentanza Sindacale Unitaria (RSU), espressione della volontà unanime dei lavoratori (su base elettiva). Essa può essere formata anche con la presenza di organizzazioni sindacali diverse da quelle citate, purché raccolgano un consenso pari almeno al 5% dei votanti. La RSU ha potere negoziale, può contrattare, cioè, con la direzione aziendale le condizioni in cui si svolge il lavoro e, con queste, tutti gli aspetti che lo riguardano. Inoltre, essa ha il compito di consultare i lavoratori sulle decisioni del sindacato esterno e di partecipare ai comitati e alle commissioni che si costituiscono nel luogo di lavoro, per accordo fra le organizzazioni dei lavoratori e la direzione, per gestire insieme aspetti della vita aziendale.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Confederazione Generale Italiana del Lavoro | http://www.cgil.it |
Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori | http://www.cisl.it |
Unione Italiana del Lavoro | http://www.uil.it |
Se un lavoratore ritiene che il datore di lavoro non rispetti i suoi diritti contrattuali e sindacali può rivolgersi ad un’organizzazione sindacale o a un avvocato per far cessare tale situazione ed eventualmente ottenere un risarcimento del danno patrimoniale subìto. Sia nell’uno, sia nell’altro caso, viene dapprima tentata la via della conciliazione (una forma di accordo reciprocamente soddisfacente tra le parti); se tale strada risulta impraticabile, il lavoratore può citare in giudizio il datore di lavoro (facendosi assistere da un avvocato, di fiducia o fornito dal sindacato) dinanzi al giudice del lavoro, che dovrà dirimere la vertenza.
In Italia è possibile licenziare un lavoratore solamente per una “giusta” causa o giustificato motivo: se il lavoratore contesta la legittimità del licenziamento, può citare in giudizio il datore di lavoro per ottenere un risarcimento del danno patrimoniale subito. È nullo il licenziamento di un lavoratore che partecipa a uno sciopero spontaneo (non proclamato formalmente da un sindacato), se l’azione è collettiva e finalizzata alla tutela di interessi comuni dei lavoratori
Lo sciopero può considerarsi la principale forma di autotutela dei lavoratori. Il diritto di sciopero. Il diritto di sciopero, ai sensi dell’articolo 40 della Costituzione, si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano. La titolarità del diritto di sciopero è attribuita al singolo prestatore di lavoro, sia pubblico sia privato, il quale lo può esercitare senza il bisogno di alcun benestare sindacale. Tale diritto si configura come individuale quanto alla sua titolarità, ma collettivo quanto al suo esercizio, infatti la proclamazione deve essere collettiva. Lo sciopero è legittimo non solo quando è volto a finalità retributive, ma anche quando, più in generale, è proclamato in funzione di tutte le rivendicazioni riguardanti il complesso degli interessi dei lavoratori. È legittima qualsiasi forma di sciopero, ancorché attuata con modalità diverse dall’integrale sospensione dell'attività lavorativa, che non comprometta altri diritti costituzionalmente tutelati.
L’esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali e a salvaguardia dei diritti della persona costituzionalmente tutelati è disciplinato dalla legge n.146/1990 e successive modifiche ed integrazioni. In Italia, il ricorso allo sciopero avviene con una frequenza abbastanza elevata, ma l’unica conseguenza in cui incorre il lavoratore che aderisce a uno sciopero è la riduzione della propria retribuzione, in misura pari al numero di ore per cui si è astenuto dal lavoro. La chiusura temporanea, totale o parziale, dell’attività aziendale da parte del datore di lavoro (cd. serrata) al fine di esercitare pressione sui lavoratori, è consentita, a meno che non costituisca condotta antisindacale, cioè sia finalizzata a limitare o impedire l’esercizio dei diritti sindacali e di sciopero dei lavoratori.
Nel caso in cui il datore di lavoro ponga in essere comportamenti diretti a impedire o a limitare l’esercizio della libertà e dell’attività sindacale nonché del diritto di sciopero, la legge prevede un rito molto celere, attivabile dagli organismi locali delle associazioni sindacali nazionali che vi abbiano interesse, dinanzi al giudice del lavoro, per far cessare il comportamento illegittimo e rimuoverne gli effetti.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Tutela dei diritti sindacali | https://www.lavoro.gov.it/temi-e-priorita/rapporti-di-lavoro-e-relazion… |
Accordi interconfederali | http://farecontrattazione.adapt.it/accordi-interconfederali |
L’espressione istruzione e formazione professionale si riferisce alle attività pratiche e ai corsi relativi a un’occupazione o a una professionalità specifica, finalizzati a preparare i partecipanti alla rispettiva carriera futura. La formazione professionale è uno strumento essenziale per ottenere il riconoscimento professionale e migliorare le possibilità di ottenere un impiego. È pertanto essenziale che i sistemi di formazione professionale in Europa rispondano alle esigenze dei cittadini e del mercato del lavoro al fine di facilitare l’accesso all’occupazione.
L’istruzione e la formazione professionale sono state un elemento essenziale della politica dell’UE sin dalla creazione della Comunità europea. Si tratta inoltre di un elemento cruciale della cosiddetta strategia di Lisbona dell’UE, che mira a trasformare l’Europa nella società basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo. Nel 2002 il Consiglio europeo ha ribadito questo ruolo fondamentale e stabilito un altro ambizioso obiettivo: rendere l’istruzione e la formazione europee rinomate a livello globale entro il 2010, sostenendo una serie di iniziative di portata mondiale e, in particolare, rafforzando la cooperazione nel settore della formazione professionale.
Il 24 novembre 2020 il Consiglio dell’Unione europea ha adottato una raccomandazione relativa all’istruzione e formazione professionale (IFP) per la competitività sostenibile, l’equità sociale e la resilienza.
La raccomandazione definisce i principi fondamentali per garantire che l’istruzione e formazione professionale si adatti agilmente alle esigenze del mercato del lavoro e offra opportunità di apprendimento di qualità sia per i giovani sia per gli adulti.
Pone un forte accento sulla maggiore flessibilità dell’istruzione e formazione professionale, sul rafforzamento delle opportunità di apprendimento basato sul lavoro, sull’apprendistato e su una migliore garanzia della qualità.
Inoltre tale raccomandazione sostituisce la raccomandazione EQAVET e comprende un quadro europeo di riferimento per la garanzia della qualità dell’istruzione e della formazione professionale aggiornato con indicatori e descrittori della qualità. Abroga la precedente raccomandazione ECVET.
Per promuovere tali riforme, la Commissione sostiene i centri di eccellenza professionale (CoVE) che riuniscono partner locali per sviluppare «ecosistemi delle competenze», che contribuiranno allo sviluppo regionale, economico e sociale, all’innovazione e alle strategie di specializzazione intelligente.
Erasmus+ è il programma dell’UE a sostegno dell’istruzione, della formazione, della gioventù e dello sport in Europa.
Dispone di risorse finanziarie stimate a 26,2 miliardi di EUR, quasi il doppio rispetto al programma precedente (2014-2020).
Il programma 2021-2027 pone un forte accento sull’inclusione sociale, sulla transizione verde e digitale e sulla promozione della partecipazione dei giovani alla vita democratica.
Sostiene le priorità e le attività stabilite nello spazio europeo dell’istruzione, nel piano d’azione per l’istruzione digitale e nell’agenda per le competenze per l’Europa. Il programma
- sostiene inoltre il pilastro europeo dei diritti sociali,
- attua la strategia dell’UE per la gioventù 2019-2027,
- sviluppa la dimensione europea nello sport.
Chi può partecipare? Per saperne di più fare clicca qui.
Istruzione degli adulti e apprendimento permanente in Europa
L’apprendimento permanente è un processo che coinvolge tutte le forme di istruzione (formale, informale e non formale) e dura dal periodo prescolastico fino al pensionamento. Mira a consentire alle persone di acquisire e mantenere competenze essenziali lungo tutto l’arco della vita nonché ai cittadini di cambiare lavoro e spostarsi tra regioni e paesi in maniera libera. L’apprendimento lungo tutto l’arco della vita è anche un elemento centrale della summenzionata strategia di Lisbona, in quanto è fondamentale per l’autosviluppo e l’aumento della competitività e dell’occupabilità. L’UE ha adottato diversi strumenti per la promozione dell’istruzione degli adulti in Europa.
Uno spazio europeo dell’apprendimento permanente
Per fare dell’apprendimento permanente una realtà in Europa, la Commissione europea si è posta l’obiettivo di creare uno spazio europeo dell’apprendimento permanente. In tale contesto, la Commissione si concentra sull’individuazione delle esigenze sia dei discenti sia del mercato del lavoro, al fine di rendere l’istruzione più accessibile e, di conseguenza, creare partenariati tra le amministrazioni pubbliche, i fornitori di istruzione e la società civile.
Questa iniziativa dell’UE si basa sull’obiettivo di fornire competenze di base, rafforzando i servizi di consulenza e informazione a livello europeo e riconoscendo tutte le forme di apprendimento, comprese l’istruzione formale e la formazione informale e non formale.
Organizzazioni dell’UE promotrici dell’istruzione professionale in Europa
Con l’obiettivo di favorire la cooperazione e gli scambi nel settore della formazione professionale, l’UE ha istituito organismi specializzati nel settore della FORMAZIONE PROFESSIONALE.
Il Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop) è stato creato nel 1975 come agenzia specializzata dell’UE per la promozione e lo sviluppo dell’istruzione e della formazione professionale in Europa. Con sede a Salonicco (Grecia) svolge attività di ricerca e analisi in materia di formazione professionale e diffonde le proprie competenze a vari partner europei, quali istituti di ricerca, università o strutture di formazione collegati.
La Fondazione europea per la formazione è stata istituita nel 1995 e opera in stretta collaborazione con il Cedefop. La sua missione consiste nell’aiutare i paesi partner (non appartenenti all’UE) a modernizzare e sviluppare i loro sistemi di formazione professionale.
Qualità della vita: in cima all’agenda delle politiche sociali dell’UE
Condizioni di vita favorevoli dipendono da un’ampia gamma di fattori, quali servizi sanitari di qualità, opportunità di istruzione e formazione o buone infrastrutture di trasporto, per citare solo alcuni aspetti che incidono sulla vita quotidiana e sul lavoro dei cittadini. L’UE si è posta l’obiettivo di migliorare costantemente la qualità della vita in tutti i suoi Stati membri e di tenere conto delle nuove sfide dell’Europa contemporanea, quali l’esclusione sociale o l’invecchiamento della popolazione.
Occupazione in Europa
Migliorare le opportunità di lavoro in Europa è una priorità fondamentale per la Commissione europea. Nell’ottica di affrontare il problema della disoccupazione e di aumentare la mobilità tra posti di lavoro e tra regioni, è in corso di sviluppo e di attuazione un’ampia serie di iniziative a livello dell’UE a sostegno della strategia europea per l’occupazione. Tra queste figurano la rete europea di servizi per l’impiego (EURES) e la panoramica europea delle competenze.
Salute e assistenza sanitaria nell’Unione europea
La salute è un valore prezioso, in quanto influisce sulla vita quotidiana delle persone e costituisce pertanto una priorità importante per tutti gli europei. Un ambiente sano è essenziale per il nostro sviluppo individuale e professionale e i cittadini dell’UE sono sempre più esigenti per quanto riguarda la salute e sicurezza sul lavoro e la disponibilità di ottimi servizi sanitari. Quando viaggiano all’interno dell’UE richiedono un accesso rapido e agevole alle cure mediche. Le politiche sanitarie dell’UE mirano a rispondere a tali esigenze.
La Commissione europea ha sviluppato un approccio coordinato alla politica sanitaria, mettendo in pratica una serie di iniziative che integrano le azioni delle autorità pubbliche nazionali. Le azioni e gli obiettivi comuni dell’Unione sono inclusi nei programmi e nelle strategie dell’UE in materia di salute.
L’attuale programma «UE per la salute» (2021-2027) è l’ambiziosa risposta dell’UE alla pandemia di COVID-19, che ha avuto un forte impatto sul personale medico e sanitario, sui pazienti e sui sistemi sanitari in Europa. Il nuovo programma «UE per la salute» andrà oltre la risposta all’emergenza per affrontare la resilienza dei sistemi sanitari.
Il programma «UE per la salute», istituito dal regolamento (UE) 2021/522, erogherà finanziamenti a soggetti, organizzazioni sanitarie e ONG dei paesi dell’UE o dei paesi terzi associati al programma.
Con il programma «UE per la salute», l’UE investirà 5,3 miliardi di EUR a prezzi correnti in azioni con un valore aggiunto europeo, integrando le politiche degli Stati membri e perseguendo uno o più degli obiettivi del programma:
- miglioramento e promozione della salute nell’Unione
- prevenzione delle malattie e promozione della salute
- iniziative internazionali in materia di sanità e cooperazione
- lotta alle minacce sanitarie transfrontaliere
- prevenzione, preparazione e risposta alle minacce sanitarie transfrontaliere
- integrazione delle riserve nazionali di prodotti essenziali di rilevanza per le crisi
- costituzione di una riserva di personale medico, sanitario e di sostegno
- miglioramento di medicinali, dispositivi medici e prodotti di rilevanza per le crisi
- prezzi abbordabili per medicinali, dispositivi medici e prodotti di rilevanza per le crisi
- potenziamento dei sistemi sanitari, della loro resilienza e dell’uso efficiente delle risorse
- rafforzamento di dati sanitari, strumenti e servizi digitali, della trasformazione digitale dell’assistenza sanitaria
- miglior accesso all’assistenza sanitaria
- sviluppo e attuazione della legislazione dell’UE in materia di salute e di un processo decisionale basato su elementi concreti
- cooperazione integrata tra i sistemi sanitari nazionali
L’istruzione nell’UE
L’istruzione in Europa ha radici profonde e una grande diversità. Già nel 1976 i ministri dell’Istruzione avevano deciso di istituire una rete di informazione per comprendere meglio le politiche e i sistemi di istruzione nella Comunità europea all’epoca in cui era composta da nove nazioni. Ciò rifletteva il principio secondo cui il carattere particolare di un sistema di istruzione di uno Stato membro avrebbe dovuto essere pienamente rispettato, mentre si sarebbe dovuta migliorare l’interazione coordinata tra i sistemi di istruzione, formazione e occupazione. Eurydice, la rete d’informazione sull’istruzione in Europa, è stata formalmente avviata nel 1980.
Nel 1986, l’attenzione si è spostata dallo scambio di informazioni agli scambi di studenti con l’avvio del programma Erasmus, divenuto ora il programma Erasmus+, spesso menzionato come una delle iniziative di maggior successo dell’UE.
I trasporti nell’UE
I trasporti sono stati una delle prime politiche comuni della Comunità europea. Dal 1958, quando è entrato in vigore il trattato di Roma, la politica dei trasporti dell’UE si è concentrata sull’eliminazione degli ostacoli alle frontiere tra gli Stati membri, consentendo così alle persone e alle merci di circolare rapidamente, in modo efficiente ed economico.
Questo principio è strettamente connesso all’obiettivo centrale dell’UE di un’economia dinamica e di una società coesa. Il settore dei trasporti genera il 10 % della ricchezza dell’UE misurata in termini di prodotto interno lordo, pari a circa mille miliardi di EUR l’anno. Inoltre fornisce più di dieci milioni di posti di lavoro.
Lo spazio Schengen
La convenzione di Schengen, in vigore dal marzo 1995, ha abolito i controlli alle frontiere all’interno dell’area degli Stati firmatari e creato un’unica frontiera esterna, in cui i controlli devono essere effettuati secondo un corpus comune di norme.
Oggi lo spazio Schengen comprende la maggior parte dei paesi dell’UE, ad eccezione di Bulgaria, Croazia, Cipro, Irlanda e Romania. Tuttavia, la Bulgaria, la Croazia e la Romania stanno progredendo nel processo di adesione allo spazio Schengen e applicano già in larga misura l’acquis di Schengen. Inoltre, hanno aderito allo spazio Schengen anche gli Stati non appartenenti all’UE: Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein.
Trasporto aereo
La creazione di un mercato unico europeo del trasporto aereo ha comportato tariffe più basse e una scelta più ampia di vettori e servizi per i passeggeri. L’UE ha inoltre definito una serie di diritti per assicurare ai passeggeri aerei un trattamento corretto.
I passeggeri aerei hanno determinati diritti per quanto riguarda le informazioni in merito a voli e prenotazioni, danni ai bagagli, ritardi e annullamenti, negato imbarco, risarcimento in caso di incidenti o problemi con i pacchetti turistici. Questi diritti si applicano ai voli di linea e ai voli charter, nazionali e internazionali, in partenza da aeroporti dell’UE o diretti verso tali aeroporti in provenienza da aeroporti esterni all’UE, purché effettuati da una compagnia aerea dell’UE.
Negli ultimi 25 anni la Commissione si è molto attivata nel proporre la ristrutturazione del mercato europeo del trasporto ferroviario e nel rafforzare la posizione delle ferrovie rispetto ad altre modalità di trasporto. Gli sforzi della Commissione si sono concentrati su tre settori principali, tutti fondamentali per lo sviluppo di un’industria del trasporto ferroviario forte e competitiva:
- apertura del mercato del trasporto ferroviario alla concorrenza,
- miglioramento dell’interoperabilità e della sicurezza delle reti nazionali e
- sviluppo delle infrastrutture di trasporto ferroviario.
Sistema politico
L’Italia è una Repubblica parlamentare. Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune e rimane in carica per 7 anni ed è rieleggibile, mentre il Parlamento ha la durata di 5 anni. il potere esecutivo in Italia viene esercitato dal Governo, composto dal Presidente del Consiglio, nominato dal Presidente della Repubblica, dai Ministri, da Viceministri e Sottosegretari e deve avere la fiducia delle due Camere. Il Parlamento, che ha il potere legislativo, è composto dalla Camera dei Deputati e dal Senato della Repubblica.
Sistema amministrativo
La c.d. legge Delrio, in vigore da aprile 2014, ridisegna confini e competenze dell'amministrazione locale, con l’istituzione delle Città metropolitane guidate dai sindaci dei territori e la trasformazione delle province in “enti territoriali di area vasta” senza personale politico appositamente eletto e retribuito. Permangono solo due livelli amministrativi territoriali a elezione diretta: Regioni e Comuni.
Sistema giudiziario
Il sistema giudiziario italiano ordinario è articolato in due branche principali, competenti rispettivamente in materia civile e penale. Per l’amministrazione della giustizia civile sono competenti il Giudice di pace : si occupa delle cause di modico valore economico; il Tribunale: giudica in composizione monocratica (cioè un giudice solo), nell’ambito di una circoscrizione territoriale , in materia civile funge da organo giurisdizionale di 1° grado , per le cause di maggior valore nonché da giudice di appello rispetto alle sentenze del Giudice di Pace, e in materia penale opera come organo di primo grado (per i reati non riservati alla competenza della Corte d’Assise); tanto in materia civile quanto in materia penale le decisioni del tribunale come giudice di primo grado sono impugnabili davanti alla Corte d’Appello. In ogni distretto di Corte d’Appello è costituito un tribunale per i minorenni che ha competenza nei confronti dei minori di 18 anni. In ogni regione è costituito almeno un Tribunale Amministrativo Regionale. L’ordine pubblico è mantenuto dall’Arma dei Carabinieri, dalla Polizia, dalla Guardia di Finanza e dai Vigili Urbani.
Esiste anche la figura del Difensore civico che ha il compito di esaminare e segnalare le istanze dei cittadini contro i casi di cattiva amministrazione operati dagli Uffici comunali.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Portale del diritto | http://www.diritto.it |
Sito Corte costituzionale | http://www.cortecostituzionale.it |
Sito Corte dei conti | http://www.corteconti.it |
Sito Governo Italiano | http://www.governo.it |
Sito INPS – Istituto Nazionale Previdenza Sociale | http://www.inps.it |
Sito Ministero della Giustizia | http://www.giustizia.it |
Sito del Parlamento Italiano | http://www.parlamento.it |
La retribuzione costituisce il principale obbligo del datore di lavoro a fronte della prestazione fornita dal lavoratore (cfr. artt. 2094 e 2099 cod. civ.). In Italia la retribuzione deve essere determinata da un accordo tra le parti sulla base del minimo contrattuale previsto dal contratto collettivo di riferimento. La retribuzione viene comunemente espressa al lordo delle imposte dirette trattenute alla fonte e dei contributi sociali posti a carico del datore di lavoro e del lavoratore dipendente e comprende tutti gli emolumenti corrisposti a vario titolo quali lo stipendio base e le competenze accessorie, i compensi in denaro o in natura (paga base, indennità integrativa speciale, mensilità aggiuntive, premi di risultato ed altre eventuali indennità). L’importo di ogni singola voce retributiva è normalmente stabilito nel contratto individuale o collettivo di lavoro. In Italia non è previsto il salario minimo garantito che è, attualmente, oggetto di discussione politica.
La parità di trattamento retributivo, a parità di mansioni, è sancita nell’ordinamento italiano esclusivamente per quanto riguarda il lavoro delle donne rispetto agli uomini e dei minori rispetto ai lavoratori maggiorenni (art. 37 Cost.).
L’imposizione fiscale sul reddito delle persone fisiche IRPEF è un’imposta diretta e progressiva, proporzionale all’effettiva entità di tutti i redditi percepiti dal contribuente che versa l’imposta in funzione degli scaglioni di reddito. L’IRPEF negli ultimi anni ha subìto una serie di cambiamenti al fine di favorire semplificare il calcolo della tassazione. La Legge di Bilancio 2025 conferma la riduzione degli scaglioni di reddito da quattro a tre, stabilendo le seguenti aliquote:
- 23% per redditi fino a 28.000 euro.
- 35% per redditi compresi tra 28.001 e 50.000 euro.
- 43% per redditi superiori a 50.000 euro.
Questa modifica rende strutturale la precedente configurazione temporanea introdotta nel 2024, facilitando una maggiore chiarezza e prevedibilità nel sistema fiscale
L'Imposta sul Valore Aggiunto (Iva) è un'imposta sui consumi che colpisce ogni fase della produzione di determinati beni e servizi. In Italia, l'aliquota ordinaria è del 22 per cento, a seguito dell'incremento entrato in vigore il 1 ottobre 2013. Sono previste, inoltre, delle aliquote ridotte per specifici beni e servizi: 4%, per esempio per alimentari, bevande e prodotti agricoli. 5%, per esempio per alcuni alimenti.
I tributi locali si riferiscono ad imposte sulla casa (IMU) esclusa prima casa - di natura patrimoniale - calcolate in base ad aliquote comunali, tassa sui Rifiuti (TARI) e tassa sui servizi indivisibili, a carico del proprietario o dell’inquilino (esclusa prima casa). Queste imposte variano da città a città.
La gestione delle tasse automobilistiche (bollo) - su veicoli e motoveicoli - è affidata alle Regioni; il calcolo della tariffa si basa sui Kw o sui Cv.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Ministero delle Finanza | https://www.mef.gov.it |
INPS - Istituto Nazionale di Previdenza Sociale | http://www.inps.it |
Ministero del Lavoro | www.lavoro.gov.it |
Agenzia delle Entrate | www.agenziaentrate.gov.it |
Automobil Club Italiano (ACI) | www.aci.it |
Il Sole 24 ore | www.ilsole24ore.com |
Associazione Difesa Consumatori | www.associazionedifesaconsumatori.it |
In media, nel 2024 i prezzi al consumo registrano una crescita dell’1,0% (+5,7% nel 2023). Al netto degli energetici e degli alimentari freschi (l’inflazione di fondo”), i prezzi al consumo crescono del 2,0% (+5,1% nell’anno precedente) e al netto dei soli energetici del 2,1% (+5,3% nel 2023).
Nel 2024 il costo della vita in Italia ha continuato a crescere, seppur con un'inflazione più moderata rispetto agli anni precedenti. L'inflazione media nazionale si è attestata intorno al 1,8%, con differenze significative tra nord e sud e tra aree urbane e rurali.
Le città più care, secondo l’Unione Nazionale Consumatori, sono risultate Bolzano, Roma e Genova, dove l’aumento medio della spesa annua per famiglia ha superato i 500 euro. Questo è dovuto principalmente all’aumento dei prezzi per affitti, utenze, trasporti e beni alimentari.
In particolare, il mercato degli affitti ha subito un'impennata: i canoni di locazione sono cresciuti del 10,6% su base annua, raggiungendo una media nazionale di 13,9 euro al metro quadro. Le città con i canoni più elevati sono Milano (23,2 €/m²), Firenze (21,8 €/m²) e Venezia (19,9 €/m²). Al contrario, città come Caltanissetta, Reggio Calabria e Cosenza offrono ancora affitti molto più contenuti, inferiori ai 6 €/m².
Le spese primarie (alimentari, bollette, tasse, ecc.) incidono per oltre il 70% del reddito familiare, il 10% in più rispetto alla media dell’Unione europea che è pari al 60%. La differenza sta nel minore reddito a disposizione, che per le famiglie italiane è inferiore del 25% rispetto alla media europea.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Istituto nazionale di statistica | http://www.istat.it |
Associazione consumatori | www.adocnazionale.it |
Unione consumatori | www.consumatori.it |
Codacons | https://codacons.it |
La maggioranza degli alloggi in affitto o in vendita sono rintracciabili da annunci su siti specializzati, agenzie immobiliari e di privati. I prezzi degli affitti e delle vendite variano a seconda della regione, della città e della zona. Per l’affitto di una casa il contratto va stipulato tra proprietario e inquilino, in forma scritta. Il contratto di affitto deve indicare la durata, il canone mensile di locazione, l’obbligo di preavviso in caso di disdetta dal contratto, gli obblighi relativi alle spese di manutenzione ordinaria e straordinaria della casa. Deve essere firmato da inquilino e proprietario e registrato dal proprietario della casa all’Ufficio del Registro presso l’Agenzia delle Entrate, entro 20 giorni dalla stipula del contratto. L'imposta di registro è pari al 2% annuo del canone. Ogni anno bisogna rinnovare la registrazione. Generalmente è richiesto un deposito cauzionale, a favore del proprietario, pari a due o tre mensilità, che è restituita al termine del contratto. Per informazioni riguardanti le modalità di locazione, è possibile rivolgersi al SUNIA (Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari), presente in tutte le regioni italiane. Per acquistare una casa, è possibile ottenere un mutuo ipotecario rivolgendosi alle banche o istituti di credito, per un totale del 75% massimo sul prezzo totale dell’acquisto. È necessario consultare un notaio per verificare le condizioni di vendita e stipulare il contratto di acquisto.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Affittuari | https://www.sunia.it |
Agenzia delle Entrate | www.agenziaentrate.gov.it |
Portale agenzie immobiliari | www.casa.it |
In Italia, i cittadini, residenti e stranieri regolarmente soggiornanti, hanno diritto all’assistenza sanitaria che prevede per gli adulti, il diritto alla scelta del medico di base e per i minori di 14 anni, del pediatra.
Per ricevere l’assistenza sanitaria è previsto l’obbligo di iscrizione (gratuita) al Servizio sanitario nazionale, scegliendo un medico di base o un pediatra, i cui nominativi sono inseriti in un apposito elenco disponibile presso gli uffici distrettuali dell’ASS.
All’atto dell’iscrizione viene rilasciata una tessera sanitaria che deve essere presentata per ricevere i servizi sanitari.
La Tessera Sanitaria è il documento personale che viene rilasciato a tutti i cittadini italiani aventi diritto alle prestazioni fornite dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
E’ gratuita, ha normalmente validità di 6 anni o pari alla durata del permesso di soggiorno e, alla scadenza della TS, viene inviata a cura del Ministero dell’Economia e delle Finanze, a tutti i cittadini assistiti dal Servizio Sanitario Nazionale.
La Tessera Sanitaria è necessaria quando il cittadino si reca dal medico o dal pediatra, ritira un medicinale in farmacia, prenota un esame in un laboratorio di analisi, si sottopone ad una visita specialistica in ospedale o presso una ASL e, comunque, ogni qualvolta debba certificare il proprio codice fiscale.
La Tessera Sanitaria è prodotta, automaticamente, quando la ASL comunica i dati di assistenza al Sistema TS; la spedizione viene effettuata all'indirizzo di residenza presente, al momento della produzione, nella banca dati dell'Anagrafe Tributaria.
Il retro della Tessera Sanitaria, costituisce la Tessera Europea Assicurazione Malattia (T.E.A.M.).
La T.E.A.M. garantisce l'assistenza sanitaria nell'Unione Europea, in Norvegia, Islanda, Liechtenstein e Svizzera, secondo le normative vigenti nei singoli paesi.
I cittadini comunitari che vengono in Italia muniti della tessera TEAM (Tessera europea di Assicurazione Malattia) hanno diritto alle prestazioni mediche urgenti.
Presentando tale modello alle ASS (Azienda per i Servizi Sanitari) di competenza territoriale possono fruire di un trattamento medico sanitario equiparato a quello del cittadino italiano.
Per maggiori informazioni ed eventuali aggiornamenti, rivolgersi alla Azienda per i servizi sanitari competente per territorio (per gli indirizzi VEDI SITO WEB)
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Ministero della Salute | http://www.salute.gov.it |
Elenco Aziende Sanitarie Locali | http://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_8_1_1.jsp?id=13 |
Tessera Sanitaria | https://sistemats1.sanita.finanze.it/portale/tessera-sanitaria |
- Sistema educativo di istruzione e di formazione
- Il sistema educativo è organizzato come segue:
sistema integrato zero-sei anni, non obbligatorio, della durata complessiva di 6 anni, articolato in
- servizi educativi per l’infanzia¸ gestiti dagli Enti locali, direttamente o attraverso la stipula di convenzioni, da altri enti pubblici o dai privati, che accolgono i bambini tra i tre e i trentasei mesi;
- scuola dell’infanzia, che può essere gestita dallo Stato, dagli Enti locali, direttamente o attraverso la stipula di convenzioni, da altri enti pubblici o dai privati, che accoglie i bambini tra i tre e i sei anni;
primo ciclo di istruzione, obbligatorio, della durata complessiva di 8 anni, articolato in
- scuola primaria¸ di durata quinquennale, per le alunne e gli alunni da 6 a 11 anni;
- scuola secondaria di primo grado, di durata triennale, per le alunne e gli alunni da 11 a 14 anni;
secondo ciclo di istruzione articolato in due tipologie di percorsi:
- scuola secondaria di secondo grado, di durata quinquennale, per le studentesse e gli studenti che hanno concluso positivamente il primo ciclo di istruzione. Le scuole organizzano percorsi di liceo, di istituti tecnici e di istituti professionali per le studentesse e gli studenti da 14 a 19 anni;
- percorsi triennali e quadriennali di istruzione e formazione professionale(IeFP) di competenza regionale, rivolti sempre alle studentesse e agli studenti che hanno concluso positivamente il primo ciclo di istruzione.
Istruzione superiore offerta dalle Università, dalle istituzioni dell'Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (AFAM) e dagli istituti tecnici Superiori (ITS) con diverse tipologie di percorsi:
- percorsi di istruzione terziaria offerti dalle Università
- percorsi di istruzione terziaria offerti dalle istituzioni dell'AFAM (Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica)
- percorsi di formazione terziaria professionalizzante offerti dagli ITS (Istituti Tecnici Superiori)
L'istruzione obbligatoria
L'istruzione obbligatoria ha la durata di 10 anni, da 6 a 16 anni di età, e comprende gli otto anni del primo ciclo di istruzione e i primi due anni del secondo ciclo (Legge 296 del 2006), che possono essere frequentati nella scuola secondaria di secondo grado – statale – o nei percorsi di istruzione e formazione professionale regionale.
Inoltre, per tutti i giovani si applica il diritto/dovere di istruzione e formazione per almeno 12 anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica professionale triennale entro il 18° anno di etàin base a quanto previsto dalla legge n.53/2003.L'istruzione obbligatoria può essere realizzata nelle scuole statali e nelle scuole paritarie (legge 62 del 2000), che costituiscono il sistema pubblico di istruzione, ma può essere assolta anche nelle scuole non paritarie (legge 27 del 2006) o attraverso l'istruzione familiare. In questi ultimi due casi, però, l'assolvimento dell'obbligo di istruzione deve sottostare ad una serie di condizioni, quali l'effettuazione di esami di idoneità.
I genitori delle alunne e degli alunni, o chi esercita la responsabilità genitoriale, sono responsabili dell'adempimento dell'obbligo di istruzione dei minori, mentre alla vigilanza sull'adempimento dell'obbligo provvedono i Comuni di residenza e i dirigenti scolastici delle scuole in cui sono iscritti le alunne e gli alunni.
A conclusione del periodo di istruzione obbligatoria, solitamente previsto al termine del secondo anno di scuola secondaria di secondo grado, in caso lo studente non prosegua gli studi viene rilasciata una certificazione delle competenze acquisite (Decreto ministeriale 139 del 2007).
Dopo il superamento dell'esame di Stato conclusivo dell'istruzione secondaria di secondo grado, lo studente può accedere ai corsi di istruzione terziaria (università, Afam e ITS). Alcuni corsi universitari sono a numero chiuso e gli studenti devono superare un test di accesso.
Istruzione non statale
L'articolo 33 della Costituzione italiana stabilisce due principi fondamentali: l'obbligo, per lo Stato, di offrire un sistema scolastico statale a tutti i giovani e il diritto, per le persone fisiche e giuridiche, di creare scuole e istituti di educazione senza oneri per lo Stato.
Le scuole paritarie sono abilitate a rilasciare titoli di studio aventi lo stesso valore legale di quelli delle corrispondenti scuole statali; hanno piena libertà per quanto concerne l'orientamento culturale e l'indirizzo pedagogico-didattico e usufruiscono di un più favorevole trattamento fiscale se non hanno fini di lucro.
( Fonte: Ministero dell’Istruzione e del Merito)
Il numero di Istituzioni principali sedi di direttivo è pari a 8.089. Tali istituzioni si distinguono in 129 Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti e 7.960 Istituzioni scolastiche.
La Scuola secondaria di secondo grado, per percorso di studio A.S. 2023/2024, statisticamente vede distribuiti gli alunni per il 51,4% nei Licei, il 31,7% negli Istituti tecnici e il 16,9% negli Istituti Professionali.
Per quanto riguarda, infine, le Scuole paritarie per livello scolastico, in riferimento all’A.S. 2022/2023, le stesse erano pari a 11.876 e gli studenti frequentanti 811.105. Così suddivise : Infanzia 69,9%, Primaria 11,3%, Secondaria di primo grado 5,3% e Secondaria di secondo grado 13,5%.
(Fonte: Ministero dell’Istruzione e del Merito - Direzione generale per i sistemi informativi e la statistica - Ufficio di statistica; Fonte: elaborazione su dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito - Direzione generale per i sistemi informativi e la statistica - Ufficio di statistica).
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Ministero dell’Istruzione e del Merito Ministero dell’Università e della ricerca | |
Focus “Principali dati della scuola – Avvio Anno Scolastico 2023/2024” | https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Principali+dati+della+scuola+-+Focus+avvio+anno+scolastico+2023-2024.pdf |
L'Italia è famosa in tutto il mondo per le sue bellezze uniche sia dal punto di vista naturalistico sia per il patrimonio storico e artistico, tanto da essere chiamata “il bel Paese”. Splendide città d'arte come Venezia, con la sua Piazza San Marco e il Ponte di Rialto; Ravenna, con i suoi mosaici bizantini; Ferrara, con il suo centro storico medievale; Bologna, con la sua Piazza Maggiore e il Torre degli Asinelli; Firenze, con il suo Duomo e il Ponte Vecchio; Genova, con il Porto Antico e l'Acquario; Siena, con la sua Piazza del Campo e il Palazzo Pubblico; Assisi, con il suo centro storico e la Basilica di San Francesco; Roma, con i suoi Colosseo, il Vaticano e il Pantheon; Matera, con le sue grotte e le sue case dei Sassi; Verona, con l'Arena e il Ponte di Pietra; Napoli, con il Castel dell'Ovo e il Vomero; Palermo, con la sua Cattedrale e il Palazzo dei Normanni; L’Aquila, Pompei e tante altre costituiscono una indelebile testimonianza della sua storia, della sua cultura ed arte millenaria.
La cultura italiana è caratterizzata dalla sua lingua ufficiale, l'italiano, ma anche da una vasta gamma di dialetti regionali che rappresentano la diversità culturale e linguistica delle diverse regioni italiane. Ogni regione ha il suo dialetto distintivo, con caratteristiche fonetiche, lessicali e grammaticali uniche. I dialetti italiani sono molto importanti per la cultura italiana, in quanto rappresentano la storia e le tradizioni di ogni regione. In alcune parti dell'Italia, come in Sicilia o in Sardegna, ci sono anche dialetti che non sono immediatamente comprensibili agli italiani di altre regioni. Tuttavia, l'italiano standard è la lingua ufficiale dell'Italia e viene utilizzata per la comunicazione ufficiale e formale in tutto il paese.
Nonostante la presenza dei dialetti, la conoscenza dell'italiano standard è indispensabile per la vita quotidiana in Italia, soprattutto in ambito lavorativo e commerciale. Infatti, la maggior parte delle istituzioni, delle scuole e delle imprese utilizzano l'italiano come lingua ufficiale, e la conoscenza della lingua è un prerequisito per molte opportunità di lavoro e di studio nel paese.
La cultura italiana è famosa per l'amore per l'arte e la storia, quindi una delle attività culturali più popolari è la visita a musei, gallerie d'arte e siti storici. Inoltre, il teatro e la musica sono molto apprezzati in Italia, e ci sono molti festival e spettacoli di musica e teatro che si tengono in tutto il paese.
Per quanto riguarda le attività ricreative, il calcio è uno sport molto popolare in Italia, e molte persone seguono il campionato italiano di calcio con grande interesse. Ci sono anche molte attività all'aria aperta, come il trekking, l'arrampicata, il ciclismo e il nuoto, che sono molto praticate soprattutto nelle regioni montane e costiere.
L'intrattenimento serale in Italia varia a seconda delle città e delle regioni, ma una delle attività più diffuse è quella di uscire per un aperitivo o un buon bicchiere di vino con gli amici, che spesso si trasforma in una cena informale. Inoltre, in molte città ci sono club e discoteche che offrono serate di musica e balli, soprattutto nei fine settimana.
L'Italia è famosa per la sua cucina, quindi molte persone amano uscire per mangiare fuori o avvicinarsi alla grande varietà della cultura gastronomica sia dei più noti ristoranti delle città famose per la loro gastronomia, sia delle numerose piccole trattorie che si trovano negli angoli più caratteristici dei centri storici o lungo ogni strada d’Italia per provare le specialità locali nei ristoranti o nei mercati alimentari.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Italia | https://www.italia.it/it |
MINISTERO della Cultura | https://www.beniculturali.it |
MINISTERO del Turismo | https://www.ministeroturismo.gov.it |
ENIT | https://www.enit.it |
RAI CULTURA | https://www.raicultura.it/webdoc/educazione-civica/patrimonio-culturale… |
UNESCO ITALIA | https://www.unesco.it |
BENI ECCLESIASTICI | https://beweb.chiesacattolica.it |
DIMORE STORICHE | https://www.dimorestoricheitaliane.it |
ITALIAN TASTE | https://trueitaliantaste.com |
Nascita
Quando nasce un bambino, la nascita deve essere denunciata entro 10 giorni presso l'Ufficio di Stato Civile del Comune in cui è avvenuto il parto o presso quello del Comune di residenza dei genitori. Inoltre, la nascita deve essere comunicata entro 3 giorni alla Direzione Sanitaria dell'Ospedale o della Casa di Cura in cui è avvenuto l'evento.
La scelta del nome del bambino spetta a entrambi i genitori, ma in caso di contrasto, sarà il giudice a decidere. Per quanto riguarda il cognome, quello attribuito in automatico è quello del padre, ma è possibile aggiungere anche il cognome della madre, dando così al neonato il doppio cognome.
Dopo la registrazione all'Anagrafe, il codice fiscale, che oggi coincide con la tessera sanitaria, verrà inviato direttamente a casa alcune settimane più tardi.
In casi particolari, come il parto in anonimato, la donna che non riconosce il bambino può lasciarlo nell'ospedale in cui è nato, e il suo nome rimarrà per sempre segreto. In questo caso, nell'atto di nascita del bambino verrà scritto "nato da donna che non consente di essere nominata".
Per i bambini nati in Italia da genitori non italiani, la cittadinanza del bambino sarà riportata negli archivi anagrafici solo dopo la presentazione della documentazione attestante la cittadinanza del Paese straniero.
Matrimonio
Per celebrare il matrimonio in Italia, uno dei futuri sposi deve recarsi presso l'ufficio di Stato Civile del Comune di residenza per fornire i dati personali propri e del partner. L'ufficio richiederà la documentazione necessaria. I fidanzati dovranno quindi contattare il Comune per fissare la data delle pubblicazioni e presentarsi entrambi personalmente per firmare la richiesta.
Le pubblicazioni verranno esposte per 8 giorni consecutivi all'albo comunale, indicando le generalità degli sposi e il luogo di matrimonio previsto. Trascorsi tre giorni dal termine delle pubblicazioni, il matrimonio può essere celebrato entro i 180 giorni successivi, a meno che non siano state presentate opposizioni.
In Italia esistono tre tipi di matrimonio: civile (presso l'Ufficiale di stato civile), canonico (davanti al Ministro del culto cattolico in chiesa) e concordatario (davanti al Ministro del culto cattolico ma registrato nei registri di stato civile).
Se entrambi gli sposi sono cittadini stranieri e non conoscono la lingua italiana, devono essere assistiti da un interprete durante la presentazione dei documenti e, se necessario, durante la cerimonia. Questi passaggi sono applicabili indipendentemente dalla nazionalità degli sposi, purché uno di loro sia residente in Italia.
La celebrazione del matrimonio può essere eseguita dal Sindaco o da un suo delegato, oppure da un Ministro del culto cattolico che, in virtù del Concordato tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica, svolge le funzioni dello Stato sposando i due soggetti.
Morte
Quando avviene un decesso, la denuncia di morte deve essere effettuata entro 24 ore presso l'Ufficio di Stato Civile del Comune dove è avvenuto il decesso. Per fare ciò, i familiari devono presentare l'attestazione di morte e un documento d'identità della persona deceduta.
Dopo la denuncia, l'Ufficio di Stato Civile rilascia il certificato di morte, contenente informazioni dettagliate sulla persona scomparsa. Questo documento è fondamentale per avviare le successive pratiche burocratiche.
I familiari possono inoltre richiedere l'assistenza di consulenti legali specializzati, i quali possono guidarli nella gestione degli adempimenti burocratici e nell'ottenimento dei diritti di eredità. A tal fine, i familiari dovranno presentare la documentazione necessaria, come il certificato di morte, il testamento o la successione legittima.
In sintesi, l'Ufficio di Stato Civile e i consulenti legali specializzati rappresentano i principali punti di riferimento per i familiari che devono affrontare le pratiche legate al decesso di una persona cara. Grazie al loro supporto, possono essere gestiti in modo corretto e tempestivo tutti gli aspetti burocratici e legali connessi a questa delicata situazione.
SPID
Il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) è la chiave di accesso semplice, veloce e sicura ai servizi digitali delle amministrazioni locali e centrali.
Un’unica credenziale (username e password) che rappresenta l’identità digitale e personale di ogni cittadino, con cui è riconosciuto dalla Pubblica Amministrazione per utilizzare in maniera personalizzata e sicura i servizi digitali.
SPID consente anche l’accesso ai servizi pubblici degli stati membri dell’Unione Europea e di imprese o commercianti che l’hanno scelto come strumento di identificazione.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Ministero della Giustizia | https://www.giustizia.it |
Comuni - Certificati | https://www.comune-italia.it |
Anagrafe nazionale | https://www.anagrafenazionale.interno.it |
SPID - Sistema pubblico di identità digitale | https://www.spid.gov.it |
In Italia, esistono diversi mezzi di trasporto per spostarsi all'interno delle città e tra le diverse regioni del Paese. Tra i mezzi più comuni, ci sono l'automobile, la motocicletta/scooter e il trasporto aereo.
L'automobile è un mezzo molto utilizzato, soprattutto per spostamenti di breve e medio raggio. Tuttavia, il traffico può essere intenso nelle grandi città, soprattutto durante le ore di punta, e ci sono zone a traffico limitato e zone a pagamento.
La motocicletta o lo scooter sono mezzi di trasporto comodi per spostarsi in città, soprattutto nelle zone a traffico limitato, e il costo di acquisto e di manutenzione è generalmente inferiore rispetto all'automobile.
Il trasporto aereo è un'opzione veloce per viaggi a lunga distanza, ma i costi dei biglietti possono variare notevolmente a seconda della stagione, della domanda e dell'anticipo con cui si acquistano i biglietti.
Il trasporto stradale è dominato da autobus e pullman, che offrono una maggiore flessibilità e accessibilità, soprattutto per distanze moderate. I costi dei biglietti autobus sono generalmente inferiori rispetto a quelli aerei e ferroviari.
Il trasporto ferroviario, gestito da Trenitalia, Italo e altre compagnie regionali, include linee ad alta velocità (AV) come la Frecciarossa e Frecciargento, nonché treni regionali e locali. I costi dei biglietti ferroviari dipendono dalla classe di servizio, dalla distanza e dall'anticipo con cui si acquistano i biglietti. Le AV offrono viaggi veloci e confortevoli tra le principali città italiane, con prezzi competitivi rispetto al trasporto aereo per distanze superiori a 600 km.
Il trasporto pubblico locale è regolamentato dall'Autorità di Regolazione dei Trasporti (ART) e i costi dei biglietti variano a seconda della regione e del tipo di servizio. In caso di disservizi, gli utenti hanno il diritto di fare reclamo presso l'ART, che può portare a indennizzi o rimborsi.
In Italia, esistono anche diverse opzioni di car sharing e bike sharing, che permettono di noleggiare automobili o biciclette a breve termine a prezzi convenienti.
Infine, le piste ciclabili in Italia sono infrastrutture protette o riservate alle biciclette, dove il traffico motorizzato è generalmente escluso. Esistono diverse tipologie di piste ciclabili, tra cui quelle urbane, extraurbane e di carattere escursionistico. Le piste ciclabili italian
e sono spesso dislocate in ambienti di pregio paesaggistico, storico-culturale o naturalistico e sono destinate alla pratica del cicloturismo e al tempo libero.
Collegamenti:
Titolo/nome | URL |
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti | https://www.mit.gov.it |
Ferrovie dello Stato | https://www.trenitalia.com |
treni Italo | https://www.italotreno.it/it |
Compagnie aeree | https://www.enac.gov.it |